La Berlin Chair
La Berlin Chair è stata progettata nel 1923 da Rietveld appositamente per la Sala Esposizione Olandese a Berlino, da cui ne deriva il nome. Egli esprime il suo stile nella modulazione geometrica dello spazio ottenuta per mezzo della scansione dei piani, sui quali agisce il peso diverso dei colori fondamentali. E' questo ciò che egli sintetizza con la progettazione di questa seduta.
Seguendo i disegni lasciati dalla prof. Arch. C. Polidori ( vedi sito specifico Lezioni di design"-Twice Design Lessons: cecilia polidori TWICE DESIGN LESSONS: appunti Lezione 5, 2° esercitazione) ho ricavato tutte le misure che mi sembravano sufficienti per poter realizzare il mio modellino.
Mi accorgo che nel disegno sono disposte delle tacche poste rispettivamente ad una distanza di 1,5 cm. Noto anche che ogni tacca corrisponde ad un intervallo di 10 cm. Mi viene spontaneo impostare una proporzione che utilizzerò per il calcolo delle mie misure:
Mi accorgo che nel disegno sono disposte delle tacche poste rispettivamente ad una distanza di 1,5 cm. Noto anche che ogni tacca corrisponde ad un intervallo di 10 cm. Mi viene spontaneo impostare una proporzione che utilizzerò per il calcolo delle mie misure:
1,5 : 10 = misura nel disegno in cm : ( x )misura reale della seduta in cm
E dunque avrò: x = 10 x misura nel disegno / 1,5
1,5 : 10 = 15,9 : x x = 10 x 15,9 /1,5 = 106 cm ( h reale della seduta )
1,5 :10 = 9,9 : x x = 10 x 9,9 / 1,5 = 66 cm ( largh. reale della seduta )
Applico tale proporzione per il calcolo di tutte le misure.
In seguito, proporziono ciascuna misura in maniera tale che l’altezza complessiva della mia Berlin Chair sia di 40 cm e proseguo cosi:
106 cm ( h reale della seduta ):40 cm =2,65
Dunque per realizzare il mio modellino in scala è necessario che ciascuna misura sia divisa per 2,65.Ho adesso tutte le misure per poter realizzare il modellino.
Passo successivamente alla scelta del materiale. Decido di realizzarla con pannelli di legno in maniera tale che sia più resistente.
In base alle misure ottenute, scelgo di acquistare pannelli di due diversi spessori: uno di 0,8 cm e l’altro di 1,2 cm.
Riporto tutte le misure sui pannelli .
In seguito, grazie alla conoscenza di un mio amico falegname, mi sono fatta tagliare i pannelli con una squadratrice professionale.
Ed ecco cosa ho ricavato dai miei pannelli.
Con della carta abrasiva sistemo gli angoli e le facce dei pezzi tagliati.
Ho verniciato ciascun pezzo utilizzando gli appositi smalti dei rispettivi colori: nero, bianco e grigio.
ho fatto poi asciugare il tutto
Concludo fissando le diverse parti della seduta con una pistola sparachiodi.
Ed ecco il risultato finale!
Pubblicato da Domy D'amico a 1/17/2012 06:36:00 PM
BERLIN CHAIR – 1923
BERLIN CHAIR – 1923
Intorno al 1923 Rietveld ha introdotto nei suoi progetti di mobili due nuovi elementi formali: asimmetria e le costruzioni con pannelli piani. Si arriva a questi due elementi formali attraverso un esercizio fatto precedentemente, cioè come creare una struttura aperta spaziale da tali elementi. La “Berlin Chair” prende il suo nome perché è stata appositamente progettata per la sala esposizione diRietveld e Huszar in mostra a Berlino nel 1923. Questa sedia, più tardi, è stata spesso indicata come“la sedia tavola”. La “Berlin Chair” era stata realizzata in legno con colori monocromatici (nero, grigio e bianco).
Per realizzare il modellino, ho scelto un materiale diverso rispetto l'originale, che è fatta in legno verniciato con colori monocromatici (bianco e nero). Ho utilizzato il poliplat, che è un materiale leggero e di facile assemblaggio, e poi l'ho rivestito con la stoffa.
Per decidere quanti metri di stoffa mi potevano servire per il rivestimento del poliplat, ho disegnato i pezzi della sedia con le rispettive misure:
Successivamente ho iniziato a realizzare la“Berlin Chair”:
Pubblicato da vanessa giurlanda a 1/30/2012 12:04:00 PM
RIGOROSE GEOMETRIE Berlin Chair di Gerrit Thomas Rietveld
Berlin Chair di Gerrit Thomas Rietveld
Egli applicò alla terza dimensione i concetti del movimento del De Stijl. Sviluppata dal pittore Piet Mondrian e dall'architetto Theo Van Doesburg, questa nuova corrente artistica prese l'avvio dal cubismo e si legò a un rigido ordine geometrico. Le forme erano austere, composte da elementi semplici: linee, quadrati e, tra i colori, quelli primari. La terza dimensione che Rietveld proponeva era priva di volume.
Strutture scomposte. Giochi di linee, superfici e colori primari. Fedele ai principi del neoplasticismo, lo stile di Rietveld si esprime nella modulazione geometrica dello spazio ottenuta per mezzo della scansione di piani, sui quali agisce il "peso" diverso dei colori fondamentali: nero, rosso, giallo, blu e bianco.
Berlin Chair in esposizione |
Sia nei suoi arredi, che nelle sue architetture, piani e linee erano distribuiti in modo da toccarsi e mai intersecarsi.
Link di riferimento:
Per la realizzazione della seconda esercitazione ho utilizzato il materiale lasciato dalla Prof. Arch. Cecilia Polidori sul sito Lezioni di design: Twice Disegn Lesson -
Ho iniziato con riportare in digitale le immagini, ricavando le esatte misure; successivamente ho disegnato e ritagliato i singoli pezzi sul cartoncino. Il passo successivo consiste nell’avvolgere interamente i pezzi con lo spago e una volta terminata questa operazione, bisognerà ricoprire il tutto con uno strato di colla vinilica e acqua per irrobustire i componenti della sedia. Occorre lasciare asciugare i singoli pezzi e successivamente procedere alla colorazione tramite una bomboletta spray. Infine, asciugatosi i pezzi, si passa all’assemblaggio fino ad ottenere l’oggetto desiderato.
Ecco come:
Così affermava nel 1953 il designer George Nelson: «Tutte le idee profondamente originali, tutte le rivoluzioni in materia di design, tutte le sperimentazioni di materiali nuovi, tutte le innovazioni tecnologiche relative alla produzione di mobili, hanno trovato la loro espressione più compiuta nella sedia». In questo modo egli sintetizzava un dato importante: l’evoluzione tecnologica ed estetica che caratterizza l’industrial design si riflette pienamente in quella della sedia, elemento d’arredo con cui si sono misurati tutti i maggiori designer.
Perché l’utilizzo di questo materiale?
L’idea che sta alla base di questa realizzazione è quella di voler riportare in luce gesti antichi che si sono ripetuti nei secoli: manualità che oggi va scomparendo. Ecco come si procedeva un tempo… ed è questa la tecnica che io ho voluto applicare alla mia “Berlin Chair” personalizzata, con l’intento di ottenere una dissonanza con l’originale oggetto di design.
Pubblicato da erika.fammartino a 1/31/2012 11:35:00 AM
Berlin Chair
Gerrit Rietveld
Architetto olandese tra i più importanti del `900 si ispira alle idee elaborate dal pittore connazionale Piet Mondrian che Rietveld applica alle tre dimensioni, lavorando sullo sfalsamento geometrico asimmetrico e sulla ricerca del dialogo formale tra volumi e coloriprimari, secondo i principi del movimento DeStijl,conosciuto anche come
neoplasticismo.
Intorno al 1923 Rietveld introdusse due nuovi elementi formali nei suoi progetti di mobili: asimmetria e le costruzioni con pannelli piani.
Essendo stato un falegname lavorò intensamente nella produzione di arredi e mobili. Tra questi sono celeberrimi la sedia rossa e blu, quasi un disegno di Mondrian i cui tratti divengono assi di legno colorate che si adattano alla nuova dimensione spaziale, la Crate presidente e la sedia "Zig zag“. Tutte espressioni della scelta di lavorare per la creazione totale degli spazi, dal contenitore sino ai mobili e agli accessori.
La Berlin Chair
Nel 1923, Rietveld ha lavorato con il pittore Huszar Vilmos per progettare un modello di camera di stile neoplastico per la KunsthauJuryfreie, una mostra d'arte a Berlino. In questa occasione progetta questa sedia, importante perché è la prima asimmetrica della sua produzione. Gli elementi che la compongono sono monocromi, di colore bianco, nero o grigio. Per la sua fabbricazione, si è deciso di utilizzare legno di quercia di alta qualità.
Realizzare un modello di Berlin chair:
1. Per prima cosa ho realizzato il modello digitale e ricavare le misure delle parti da assemblare.
2. Per quanto riguarda il materiale ho deciso di utilizzare pannelli di legno di spessore variabile da 1 cm a 1,2 cm. Da questi pannelli ho tagliato i diversi elementi, scartavetrandoli e dipingendoli con i rispettivi colori.
3. L’ultimo passo è assemblare gli elementi
Pubblicato da luigi muraca a 2/02/2012 03:29:00 PM
Paper Berlin Chair
Progettata da Rietveld nel 1923 su richiesta del pittore Vilmos Huszar per il Juryfreie Kunstschau (Berlin Art Exhibition), la Berlin chair è composta da elementi piani dipindi in grigio neutro, bianco e nero.
Durante la seconda guerra mondiale la sedia è stata dipinta di nero da Rietveld stesso. Nel 1975, su richiesta della Bertus Mulder, responsabile per il restauro di casaSchröder a Utrecht, è stata ridipinta nella combinazione originale da Gerard van de Groenekan.
La Berlin Chair è costruita quasi interamente con tavole piatte, ed è la più scultorea, oltre che architettonica sedia di Rietveld. I suoi elementi anticipano le forme di casa Schröder, completata nell'anno successivo.
Fedele ai principi del neoplasticismo, lo stile di Rietveldsi esprime nella modulazione geometrica dello spazio ottenuta per mezzo della scansione di piani, sui quali agisce il "peso" diverso dei colori fondamentali.
Dopo aver preso visione del materiale lasciato per la seconda esercitazione dalla Prof. Arch. Cecilia Poilidori(vedi sito specifico http://ceciliapolidorideisgnlezioni2.blogspot.com/p/appunti-lezione-5-2-esercitazione.html) scelgo di realizzare una Paper Berlin Chair.
Il mio modellino sarà interamente costruito in cartoncino, secondo gli schemi che ho realizzato dopo aver studiato la sedia originale. Così facendo sarà tutto un incastro e incollaggio dei pezzi che compongono la sedia.
Dopo aver disegnato gli schemi delle parti che compongono la sedia, riporto le misure direttamente sui cartoncini, nei medesimi colori della sedia, grigio, nero e bianco.
Successivamente ritaglio le diverse parti e le piego seguendo gli spessori riportati sui cartoncini. Infine unisco le componenti con dello scotch biadesivo e della colla per far si che il cartoncino aderisca perfettamente.
Dopo aver fatto aderire per bene le superfici tra loro, le compongo per assemblare la sedia.
Scotch biadesivo ed Attack. In seguito, dopo aver montato la sedia, utilizzo dei lacci per fermare le parti meno salde e farle asciugare per bene.
Ed infine, ecco la mia Paper Berlin Chair finita!
http://www.dibaio.com/arredamento/design/redazionale/rigorose-geometrie---gerrit-thomas-rietveld.aspx
Pubblicato da Giusy Fazio a 2/12/2012 01:10:00 PM
MoModello Berlin Chair
Gerrit Thomas Rietveld, Utrecht, 1888 - Utrecht, 1964, sebbene inizi a disegnare sedie intorno al 1900, il suo primo importante pezzo di design, la sedia Rood/Blauwnon viene prodotta che nel 1918. Fu creata con l'intenzione di dimostrare che un oggetto valido esteticamente può essere costruito a macchina con materiali lineari. La sua severa ed angolata geometria, e l'uso dei colori primari è perfettamente in armonia con i principi del "De Stijl" anche con design tipo la "sedia di Berlino" e la "serie militare". Il suo design concilia la ricerca estetica con il desiderio di utilizzare i vantaggi dati da particolari materiali per una produzione economica e meccanizzata.
Nel 1923 ha lavorato con il pittore Huszar Vilmos al progetto di un modello di camera - per ottenere un ambiente "totalmente neoplastico" - per la Kunsthau Juryfreie, una mostra d'arte a Berlino.
Questa sedia rappresenta il primo esempio di composizione asimmetrica. Gli elementi tradizionali - gambe, braccioli, seduta e schienale - sono stati abbandonati in favore di
un sistema di piani interconnessi, in modo asimmetrico equilibrato. Il bracciolo è abbastanza ampio per servire come una tabella. Ogni elemento è monoscromatico, la tavolozza ridotta a nero, bianco e grigio. Gli elementi planari della sedia sono state dipinti in grigio neutro, bianco e nero, integrando i blocchi di luminoso colore primario con il quale Huszarpropose di decorare le pareti della stanza. Considerando che il mobile anteriore è composto da elementi lineari simmetrici, attraverso i quali lo spazio fluisce liberamente, la sedia Berlinese è l'assemblaggio asimmetrico di piani che racchiudono lo spazio come un piccolo edificio.
Dimensioni: L x L x H: 57 x 71,5 x 100 cm
Altezza del sedile: 45 cm
Bracciolo: a sinistra o a destra, altezza 70 cm. Realizzata in quercia.
Per il mio modello ho deciso di eseguire uno studio formale della composizione dei piani e delle geometrie. Ho proceduto, quindi, al ridisegno bidimensionale e alla modellazione tridimensionale, in modo tale da poter comprendere la spazialità dell’oggetto.
Ho potuto così ricavare le dimensioni delle singole parti che compongono la Berlin chair e il rapporto esistente di ognuno col quadro generale. La sedia è quindi costruita da otto piani disposti in posizione planare e verticale.
Successivamente ho scelto un pannello di legno multistrato , poi tagliato in otto pezzi proporzionati all’altezza max stabilita di 40cm, e verniciati, con vernice spray, nei colori nero, bianco e grigio.
Una volta attesi i tempi di asciugatura, ho iniziato a montare il modello con colla bicomponente, ed ecco il risultato.
Link di riferimento testo:
Link di riferimento immagini:
Pubblicato da Stefania Bella a 2/16/2012 03:27:00 PM
Berlin Chair- 1923
RIGOROSE GEOMETRIE - Gerrit Thomas Rietveld
RIGOROSE GEOMETRIE - Gerrit Thomas Rietveld
Strutture scomposte. Giochi di linee, superfici e colori primari. Fedele ai principi del neoplasticismo, lo stile di Rietveld si esprime nella modulazione geometrica dello spazio ottenuta per mezzo della scansione di piani, sui quali agisce il "peso" diverso dei colori fondamentali: nero, rosso, giallo, blu e bianco.
Gerrit Thomas Rietveld applicò alla terza dimensione i concetti del movimento del De Stijl. Sviluppata dal pittore Piet Mondrian e dall'architetto Theo Van Doesburg, questa nuova corrente artistica prese l'avvio dal cubismo e si legò a un rigido ordine geometrico. Le forme erano austere, composte da elementi semplici: linee, quadrati e, tra i colori, quelli primari. La terza dimensione che Rietveld proponeva era priva di volume.
Sia nei suoi arredi che nelle sue architetture, piani e linee erano distribuiti in modo da toccarsi e mai intersecarsi. A Utrecht, all’interno di un tessuto urbano di case tradizionali olandesi, Rietveld progettava nel 1924 la Schroeder house. La forma era quella di un parallelepipedo decostruito, aperto su tre lati e sviluppato su due livelli. Al piano terreno attorno una scala a chiocciola, si sviluppavano spazi “tradizionali”; mentre il piano primo, un open space era in continua evoluzione. Ogni piano slittava e si ribaltava sull’altro per creare spazi mutevoli e cangianti, mentre gli oggetti rimanevano fissi al loro posto. La composizione neoplastica delle facciate sembrava evocare un quadro di Mondrian.
Per la 2° esercitazione: vedi sito web specifico delle "Lezioni di design” Twice Design Lessons -
http://ceciliapolidorideisgnlezioni2.blogspot.com/p/appunti-lezione-5-2-esercitazione.html) ho voluto realizzare la Berlin Chair utilizzando delle semplici tavolette di legno multistrato e dei listelli di legno, colorandoli a secondo dei classici colori utilizzati daRietveld, ed assemblandoli tra di loro con l'utilizzo di viti.
FASE DELLA REALIZZAZIONE DELLA BERLIN CHAIR:
RISULTATO DELLA MIA PRODUZIONE:
In questa immagine mostro un confronto visivo tra l’opera di Rietveldt e la mia riproduzione:
Trovarmi a lavorare per questa esercitazione assegnataci dalla Prof.ssa Cecilia Polidori (vedi sito web specifico delle “Lezioni di design”- Twice Design Lessons:
(http://ceciliapolidorideisgnlezioni2.blogspot.com/p/appunti-lezione-5-2-esercitazione.html) mi ha aiutata ad applicare fantasia e metodo compositivo, seguendo le "direttive" di un grande maestro come Rietveld.
Link di riferimento:
Pubblicato da Federicaromeo a 2/21/2012 09:08:00 PM
Gerrit Rietveld e la "Berlin Chair" - 1923
-“I MIEI MOBILI TENTANO DI NON INTERROMPERE LO SPAZIO” -
Poiché il fine era il concepimento del manufatto architettonico come ”opera totale”, egli si dedicò intensamente anche alla progettazione della mobilia. Proprio come Wright, realizza abitazioni dotate, da progetto, dell’arredo adeguato, come per laCasa Schroder a Utrecht (1924). Qui gli arredi e la forma globale sono coerenti espressioni della stessa idea, in cui pittura, scultura, architettura e arti applicate si fondono. L’edificio è formato da piani intersecanti che danno l’impressione di essere sospesi nello spazio. Non c’è un unico asse, nè una simmetria semplice; piuttosto, ogni elemento è in relazione sottile e dinamica con gli altri. Opera di enorme importanza del primo De Stjil, fu anche il progetto della Sedia rosso/blu del 1917: essa doveva rappresentare simbolicamente un prototipo dell’arte della macchine e presentare le caratteristiche di un oggetto standardizzato che manifestasse "il bisogno di numeri e misure, di pulizia e ordine, (...) di perfezione e finitura d’alta qualità...".
LA BERLIN CHAIR
La “sedia Berlin” prende il nome dal luogo dell’evento (l’ esposizione di Rietveld a Berlino del 1923) per cui era stata progettata. Questa sedia, che in seguito è stata spesso chiamata “sedia tavola”, è stata eseguita con una doppia immagine speculare.
L'importanza d'impastare le mani nell'arte ci fa capacitare della genialità delle cose, che non ci sono date col solo fine di ereditarle, ma per comprenderle...non sono idee preconcette ma parto e consapevolezza.
Bibliografia:
William J.R.Curtis, “L’architettura moderna del Novecento” (1999), Milano, Mondadori Editori.
Pubblicato da Maria Lorenza Crupi a 3/10/2012 12:54:00 PM
La sedia è costruita quasi interamente con tavole piatte, ed è la più scultorea, architettonica, di Rietveld. Consiste in quattro tavole larghe e tre doghe strette, che sono perpendicolari l'uno all'altro, e, sia il telaio, sia e le forme fungono da sostegno.
WHITE BERLIN CHAIR
La BERLIN CHAIR (chiamata anche “the plank chair”) è stata progettata da Rietveld nel 1923 per una sala espositiva presso la “Berlin Art Exhibition”, tenutasi a Berlino, su richiesta dell’ artista Vilmos Huszar; da qui l’origine del suo nome. Con la sua realizzazione Rietveld introduce due nuovi elementi formali nei suoi progetti di mobili, ovvero l’asimmetria e la costruzione con pannelli piani.
In tinta con le superfici colorate dipinte sulle pareti dello spazio espositivo da Huszar, fu dipinta nella combinazione di grigio, bianco e nero.
I suoi elementi, il grande pannello nero, che serve sia come schienale sia come “gamba” posteriore, l’ampio bracciolo orizzontale nero, supportato da un pannello leggermente più stretto da sostegno bianco, e l’altro pannello grigio, laterale verticale, anticipano le forme di casa Schroder a Utrecht completata nell’anno successivo. Rietveld dipinse laBerlin Chair di colore nero durante la seconda guerra mondiale.
I suoi elementi, il grande pannello nero, che serve sia come schienale sia come “gamba” posteriore, l’ampio bracciolo orizzontale nero, supportato da un pannello leggermente più stretto da sostegno bianco, e l’altro pannello grigio, laterale verticale, anticipano le forme di casa Schroder a Utrecht completata nell’anno successivo. Rietveld dipinse laBerlin Chair di colore nero durante la seconda guerra mondiale.
Pubblicato da Giuseppe Santoro a 3/07/2012 09:47:00 AM
Questa citazione di B.M. esplicita,
meglio dire:
Bruno Munari esplica - ma in questo caso: esprime al meglio, credo,
credo, al meglio il tema dell’esercitazione; : l’arte del rifare (infatti) non è un’operazione banale e di meracopiatura, ma è composta da una serie di
meglio dire:
consta di una successione di fasi che vanno dalla
meglio dire:
partono dalla, ma in questo caso, e meglio: permettono la comprensione dell’oggetto in tutte le sue
meglio dire:
nelle componenti, alla nella scelta dei materiali da utilizzare
meglio dire:
opportunamente utilizzati, meglio: adatti per la riproduzione,
meglio dire:
alla produzione seriale
alla tecnica di realizzazione,
meglio dire:
nel semplice assemblaggio.
meglio eliminare: alla scala di rappresentazione, fino alla riproduzione di esso.
Nel “rifare” la Berlin Chair, ho diviso il lavoro in quattro fasi:
1) Comprensione meglio dire: Individuazione delle componenti, delle proporzioni che intercorrono tra di esse; in seguito riproduzione del modello meglio dire: del dimensionamento e relazione tra le parti tramite Autocad;
2) Taglio e carteggio non so cosa significhi delle parti; meglio dire: Sagomatura e taglio.
3) Assemblaggio delle componenti tramite meglio dire: parti con colla e chiodi;
4) Tinteggiatura e lucidaturadell’oggetto meglio dire: del modello in scala, o del prototipo in scala.
Sitografia di riferimento:
http://artsearch.nga.gov.au/Detail.cfm?IRN=67077&PICTAUS=TRUE
http://www.moma.org/collection/artist.php?artist_id=4922
http://designmatcher.com/nl/gallery_detail.php?galleryID=51
The natural color of my "Berlin Chair"
Questa sedia è stata progettata da Rietveld nel 1923, su richiesta di Vilmos Huszar (1884-1960), da qui in poi essa è nota come la 'Berlinjse stoel' o 'sedia Berlin'. Gli elementi planari della sedia sono stati dipinti in grigio neutro, bianco e nero, integrando i blocchi di luminoso colore primario; durante la seconda guerra mondiale la sedia è stata dipinta di nero da Rietveld. Nel 1975 è stata ridipinta nella combinazione originale di grigi, bianco e nero da Gerard van de Groenekan su richiesta di Bertus Mulder che era responsabile per il restauro della casa Schröder, a Utrecht, e che voleva la sedia per la sua mostra: 'Rietveld Schröder huis 50 jaar '(Centraal Museum, Utrecht, 1978).
La Berlin è costruita quasi interamente con tavole piatte, ed è la più scultorea, ed anche architettonica,tra le sedie realizzate da Rietveld.
I suoi elementi di forma planare, con il grande pannello nero che serve sia come back che come retro 'gamba', l'ampio bracciolo orizzontale nero supportato da un pannello leggermente più stretto bianco, e l'altro, grigio chiaro, il pannello laterale verticale, cerca di anticipare le forme della casa Schröder completata nell'anno successivo.
La Berlin Chair è un composto asimmetrico di piani che racchiudono lo spazio come un piccolo edificio.
“Quando qualcuno dice: questo lo so fare anch'io, vuol dire che lo sa rifare altrimenti lo avrebbe già fatto prima.”
Bruno MUNARI
Questa citazione di B.M. esplicita,
meglio dire:
Bruno Munari esplica - ma in questo caso: esprime al meglio, credo,
credo, al meglio il tema dell’esercitazione; : l’arte del rifare (infatti) non è un’operazione banale e di meracopiatura, ma è composta da una serie di
meglio dire:
consta di una successione di fasi che vanno dalla
meglio dire:
partono dalla, ma in questo caso, e meglio: permettono la comprensione dell’oggetto in tutte le sue
meglio dire:
nelle componenti, alla nella scelta dei materiali da utilizzare
meglio dire:
opportunamente utilizzati, meglio: adatti per la riproduzione,
meglio dire:
alla produzione seriale
alla tecnica di realizzazione,
meglio dire:
nel semplice assemblaggio.
meglio eliminare: alla scala di rappresentazione, fino alla riproduzione di esso.
Nel “rifare” la Berlin Chair, ho diviso il lavoro in quattro fasi:
1) Comprensione meglio dire: Individuazione delle componenti, delle proporzioni che intercorrono tra di esse; in seguito riproduzione del modello meglio dire: del dimensionamento e relazione tra le parti tramite Autocad;
2) Taglio e carteggio non so cosa significhi delle parti; meglio dire: Sagomatura e taglio.
3) Assemblaggio delle componenti tramite meglio dire: parti con colla e chiodi;
4) Tinteggiatura e lucidaturadell’oggetto meglio dire: del modello in scala, o del prototipo in scala.
Sitografia di riferimento:
http://artsearch.nga.gov.au/Detail.cfm?IRN=67077&PICTAUS=TRUE
http://www.moma.org/collection/artist.php?artist_id=4922
http://designmatcher.com/nl/gallery_detail.php?galleryID=51
Pubblicato da Francesco Longo a 3/12/2012 04:57:00 PM
Nel 1923, Rietveld ha lavorato con il pittore Huszar Vilmos al fine di progettare un modello di camera per la Kunsthau Juryfreie, una mostra d'arte a Berlino. Tra i mobili realizzati per la camera la rappresenta la prima sedia di Rietveld asimmetrica. Gli elementi tradizionali - gambe, braccia, seduta e schienale - sono stati abbandonati in favore di un sistema di piani interconnessi, in modo asimmetrico equilibrato. Il bracciolo è abbastanza ampio per servire come una tabella - entrambe le versioni destra e sinistra sono state realizzate. Ogni elemento è dipinto in un unico colore, la tavolozza ridotta a monocromo nero, bianco e grigio.
Rietveld con la Berlin Chair ha introdotto due nuovi elementi formali in suoi progetti di mobili: l'asimmetria e la costruzione di aerei. Entrambi questi provengono in riflesso coerente di pre-set compito di creare una struttura aperta spaziale con elementi equivalenti. La sedia di Berlino deve il suo nome al fatto che questa sedia è stata appositamente progettato nel 1923 per la showroom Rietveld e Huszar a Berlino. Questa sedia, in seguito spesso chiamata 'la sedia stecca', era (ed è tuttora) anche in una versione speculare.
1.Decido di iniziare il mio lavoro partendo dal ridisegno bidimensionale dei singoli pezzi che compongono il prodotto, in modo tale da capirne dimensioni, funzionamento e spazialità e anche il rapporto delle singole parti con il quadro generale.
2.Scelgo poi di utilizzare il catoncino per la realizzazione dell’oggetto , ho quindi stampato i modelli bidimensionali dei singoli pezzi , procedendo quindi alla fase di ritaglio delle singole parti, piegatura e incollaggio.
Asimmetrie e Geometrie, “La Berlin Chair”, Gerrit Thomas Rietveld
Gerrit Thomas Rietveld (utrecht,1888 – 1964 ) è stato un architetto e artigiano olandese. Fu uno tra i principali esponenti del neoplasticismo nel campo dell'architettura e del design. Architetto olandese tra i più importanti del `900 si ispira alle idee elaborate dal pittore connazionale Piet Mondrian che Rietveld applica alle tre dimensioni lavorando sullo sfalsamento geometrico asimmetrico e sulla ricerca del dialogo formale tra volumi e colori primari, secondo i principi del movimento De stijl conosciuto anche come neoplasticismo.
Rietveld con la Berlin Chair ha introdotto due nuovi elementi formali in suoi progetti di mobili: l'asimmetria e la costruzione di aerei. Entrambi questi provengono in riflesso coerente di pre-set compito di creare una struttura aperta spaziale con elementi equivalenti. La sedia di Berlino deve il suo nome al fatto che questa sedia è stata appositamente progettato nel 1923 per la showroom Rietveld e Huszar a Berlino. Questa sedia, in seguito spesso chiamata 'la sedia stecca', era (ed è tuttora) anche in una versione speculare.
1.Decido di iniziare il mio lavoro partendo dal ridisegno bidimensionale dei singoli pezzi che compongono il prodotto, in modo tale da capirne dimensioni, funzionamento e spazialità e anche il rapporto delle singole parti con il quadro generale.
3.Ecco il risultato finale dopo aver incollato tra loro tutti i pezzi.
http://www.artsconnected.org/resource/30515/berlin-chair
Pubblicato da annafleresallievodesign a 3/13/2012 12:33:00 PM
My Berlin Chair
“Il mio intento era quello di costruire un oggetto costituito dalle parti più elementari. Con ciò intendo parti visuali elementari. Quali erano le più semplici sensazioni della vista con cui un oggetto poteva essere realizzato? L’esperienza del colore, dello spazio, della forma…. Era necessario per me conoscere quali erano le attività elementari dell’occhio.”
Gerrit Thomas Rietveld, estratto del discorso tenuto il 17 novembre 1962 in occasione del Colorday ad Amsterdam
G.T.Rietveld e V.Huszar, Space-Colour-Composition, 1923
Gerrit Rietveld fu uno tra i principali esponenti del Neoplasticismo nel campo dell’architettura e del design. Egli operò sugli oggetti d’arredo esprimendosi con lo stesso sistema di segni usato dai pittori di De Stijl, senza però mettere in discussione la logica fondamentale della loro funzione.
Di tutti gli arredi, Rietveld predilige la sedia: oggetto che concreta indubbiamente un’architettura stimolante, ma altrettanto ardua da affrontare; si tratta infatti di un vero e proprio edificio in scala ridotta: ritmi, tensioni, piani, strutture, tridimensionalità, dinamica. Forse è questa la ragione per cui nel ventesimo secolo la sedia resta appannaggio dei grandi architetti, da Mackintosh a Wright, fino a LeCorbusier e Breuer.
1923: Rietveld lavora al padiglione espositivo a Berlino. Assieme ad Huszarprogetta un modello di ambiente inserendovi anche una nuova sedia che verrà denominata, per l’appunto, Berlijnse stoel ovvero Berlin chair.
L’ambiente espositivo è risolto con soluzioni plastiche semplici: si tratta di un perimetro, interrotto da un’unica parete che sorregge una parziale copertura, in cui tutte le superfici sono interessate da campiture rettangolari di colore che creano nuovi piani o apparenti finestre, contribuendo così a creare il campo spaziale.
Dal pavimento emerge la nuova sedia , in perfetta coesione con l’ambientecircostante, con la funzione di completarlo ed esaltarlo, dandogli il significato della dimensione spaziale.
La Berlin Chair va considerata il primo passo di una nuova metamorfosi che da questo momento Rietveld impone alle sue sedie.
Il concetto finora adottato di costruire per linee, viene superato: le gambe, che per secoli nella storia di questo oggetto avevano sorretto il sedile, vengono eliminate e sostituite da altri piani o da strutture asimmetriche che si librano nello spazio a scansione ritmica e in un meticolosoequilibrio tra verticali e orizzontali.
E’ un costruire per piani e non più per linee.
La sedia viene dipinta in bianco, nero e grigio, perché diventi un oggetto neutro, in contrapposizione al cromatismo vivace dei colori primari che l’ambiente stesso produce.
L’esercitazione che ho svolto consiste in una riproduzione in scala della Berlin Chair, ovvero nella realizzazione di un modello di altezza 40 cm.
I materiali che utilizzo sono il poliplat, dei colori acrilici e uno smalto lucido.
Otto sono gli elementi che mi ritrovo davanti: tutti piani, tutti diversi per forma e colore.
Attraverso la fase di assemblaggio delle parti che compongono questa icona del design, comprendo perché venga considerata una vera e propria architettura in miniatura. Ogni elemento è disposto e incastrato agli altri in modo semplice e geniale al contempo.
Osservando il mio modellino ultimato ne posso cogliere finalmente il gioco di asimmetrie ed equilibri dei piani, la dinamicità, le proporzioni. Tutto ciò che, insomma, avevo letto e visto sulla carta ma che non avevo avuto ancora occasione di sperimentare.
Mi rendo conto ancora una volta che l’unico modo per comprendere a fondo la logica che sta alla base di un oggetto è scomporlo nelle sue parti e rifarlo con le proprie mani.
Avere a che fare con misure, metodo e materiali (e anche con le difficoltà che possono sorgere durante il processo e le relative imperfezioni) arricchisce l’apprendimento.
“E’ la conoscenza che deriva dalla pratica personale, la sola che consente di comprendere…”
Enzo MARI, Lezioni di disegno. Storie di risme di carta, draghi e struzzi in cattedra, ediz. Rizzoli, 2008
Bibliografia di riferimento:
Daniele Baroni , I mobili di Gerrit Thomas Rietveld, Electa, 1977, pg26-27
Link immagini:
http://www.phaidon.com/agenda/design/picture-galleries/2010/october/11/gerrit-rietvelds-universe-in-pictures/?idx=5
Pubblicato da Maria Chiara Grasso a 3/14/2012 11:25:00 PM
My Berlin Chair
“Rietveld è un onesto architetto e tutta la sua ricerca è fatta di rigore, invenzione e precisione”. Le Corbusier
Progettista di forme semplici ed essenziali, dotate di una forte impronta plastica, Rietveld, esponente delNeoplasticismo olandese, ha sempre cercato risultati apprezzabili dalla gente comune. Lo stile di Rietveld si esprime nella modulazione geometrica dello spazio ottenuta per mezzo della scansione di piani, sui quali agisce il “peso” diverso dei colori fondamentali (nero, rosso, giallo, blu e bianco).
Oggetti umani e semplici senza sovrapposizioni anacronistiche di stilemi vari”. Così Enzo Mari descrive la portata innovativa della produzione del maestro sottolineandone il ritorno alla semplicità della vita, senza bisogno di orpelli.
Tra gli oggetti simbolo della produzione di Rietveld, ricordiamo la Berlin Chair, progettata appositamente per la sala espositiva di Rietveld e Huszar a Berlino nel 1923.
La Sedia Berlinese è composta da otto elementi che si intersecano di varia dimensione e colore: quattro tavole larghe e tre doghe strette, che sono perpendicolari l'uno all'altro.
La sedia venne realizzata in faggio laccato nero, grigio e grigio medio.
Per la realizzazione del mio modellino ho utilizzato il polistirene espanso, materiale leggero e semplice da assemblare.
Dopo aver disegnato e tagliato le diverse parti della sedia, ho inciso sulle superfici delle venature che richiamano quelle del legno.
Aver messo in pratica ciò che abbiamo studiato è stato per me molto istruttivo e interessante, non solo perché ho approfondito maggiormente lo studio sul design, ma anche perché la manualità, la ricerca e la scelta del materiale, hanno stuzzicato la mia creatività e il senso delle proporzioni.
Link riferimento testo:
http://www.teknemedia.net/magazine_detail.html?mId=8515
http://www.edilone.it/Gerrit-Thomas-Rietveld_progettisti_y_80.html
Link riferimento immagini:
http://delius-dessinateur.blogspot.it/2011/05/gerrit-thomas-rietveld.html
Pubblicato da Chiara Fugazzotto a 3/17/2012 05:31:00 PM
Nel campo dell'architettura e del Design, basta immaginare un quadro di Mondrian per spiegare e visualizzare nella nostra mente l’universo e i principi che muovono l’opera di Rietveld che realizzerà Casa Schröder a Utrecht del 1924, rispettando i 16 punti teorizzati da Theo Van Doesburg, la Casa dell’autistaa Utrecht (1927/28) e le Case sull’Eramuslaan a Utrecht (1934).
Gerrit Thomas Rietveld & la BERLIN CHAIR - versione corretta da me sul post Pubblicato da Carla Bulone a 3/19/2012 08:27:00 PM
Come ormai noi tutti sappiamo quella tra Rietveld e Mondrian fu una proficua collaborazione...
Agli inizi del ‘900 compare in Olanda il movimento De Stijl o il Neoplasticismo, fondato da Theo Van Doesburg e Piet Mondrian, che propone un’arte improntata all’essenziale e che sia fondamentalmente astratta e geometrica. I riferimenti sono il cubismo con le sue linee dure e forme geometriche. Famose sono le opere di Mondrian: Composition with Red, Yellow and Blue (1922) o Composition with Black, Red, Gray, Yellow, and Blue (1919), dove protagoniste sono le linee rette e soprattutto i rettangoli dai colori primari (rosso, blu, giallo), che esprimono, secondo il pittore, armonia e bellezza. Le linee nere sbordano la tela e la dividono ora in quadrati ora in rettangoli, lasciati bianchi o evidenziati da un rosso acceso, giallo o blu. La pittura non è più individuale e soggettiva (principio rivendicato dagli espressionisti), ma esprime una realtà oggettiva e di conseguenza la perfezione assoluta. L’equilibrio è raggiunto dalle linee rette che prolungandosi verso l’infinito, creano forme dinamiche e forze in equilibrio.
Casa dell’autista, Utrecht 1927/28 Case sull’Eramuslaan, Utrecht 1934
Particolare è la traduzione tridimensionale delle tele di Mondrian attraverso la produzione di oggetti d'arredo. Formatosi sin da giovane come falegname, Rietveld ha sempre lavorato come uno scultore, traendo ispirazione non dal foglio bianco ma dal materiale a disposizione e, anzi, sperimentando forme nuove e nuovi materiali unendo armonia estetica a soluzioni tecnologiche semplici ed adatte alla scala produttiva. Ricordiamo: la sua sedia Red and Bleu (1918), il Tavolino per la casa Schroeder (1922) o la Sedia Zig Zag (1934).
Inoltre Rietveld realizzò la Berlin Chair nel 1923 in occasione della mostra Juryfreie Kunstschau a Berlino, organizzata insieme al pittoreVilmos Huszare da l'evento la sedia prese il nome. E fu proprio quest'ultimo a chiedere a Rietveld di creare un arredo, appunto una sedia atta al completamento di un modello di camera a cui stava lavorando. La Beril Chair fu la prima sedia asimmetrica prodotta da Rietveld, realizzata in faggio laccato di alta qualità, dimensioni cm 74 x 58 x h 106, e verniciata in una gamma di grigio: dal bianco al grigio, grigio medio, al nero. In seguito venne spesso nominata come la sedia stecca o la sedia tavola, proprio per le sue caratteristiche morfologiche.
Fonti:
http://design.webisland.net/il-de-stijl-mondrian-e-rietveld/224/
http://www.ibfor.com/index.php?p=bauhaus_designer_corbusier&l=ita&des=26
http://www.modeyes.com/?p=9704
Seguendo le indicazioni della 2° esercitazione (vedi sito web specifico delle Lezioni di design - Twice Design Lessons: http://ceciliapolidorideisgnlezioni2.blogspot.com/p/appunti-lezione-5-2-esercitazione.html) mostro le fasi del mio lavoro per la realizzazione di un modello in scala dellaBerlin Chair. L'altezza finale del modellino è di 40 cm: gli elementi sono stati proporzionati seguendo i riferimenti dei disegni tecnici.
Ho scelto di utilizzare tavole di legno come materiale per il mio modellino al fine di restituire la consistenza del modello reale. Ho poi verniciato i componenti con i colori originali: nero, grigio, grigio medio e bianco, fissandoli con una mano di colla vinilica per darne lucentezza. Ho poi assemblato le parti con dei comuni chiodi.
Pubblicato da CECILIA and Cecilia a 3/20/2012 09:10:00 AM
Rietveld Berlin Chair è un architetto e designer olandese nato ad Utrecht nel 1888. Dopo una formazione artigiana nel laboratorio di falegnameria del padre, nel 1911 comincia ad occuparsi di architettura e contemporaneamente si dedica alla progettazione e fabbricazione di mobili. Tra le sue realizzazioni famosa è la sedia “rosso-blu” che, nell'audace scomposizione degli elementi strutturali in puri piani geometrici, sottolineati dall'uso del colore, costituisce una proposta di linguaggio architettonico che rivela un'evidente affinità con le ricerche del gruppo De Stijl. A contatto con le esperienze diMondrian e van Doesburg, l'apporto di Rietveld è fondamentale per la poetica delneoplasticismo in campo architettonico: con processo progettuale unitario, la purezza astrattizzante dei suoi mobili (del 1919-20) si trasfonde infatti nella dimensione architettonica. Dagli arredamenti dell'ufficio Hartog a Maarssen, Utrecht (1920) e del negozio G.Z.C. ad Amsterdam (1920-22), alla celebre casa Schröder a Utrecht (1924), lo stile di Rietveld si esprime nella modulazione geometrica dello spazio ottenuta per mezzo della scansione di piani, sui quali agisce il “peso” diverso dei colori fondamentali (nero, rosso, giallo, blu e bianco). Nel 1923 realizza la sedia Berlin Chair che rappresenta forse la sua composizione più astratta e compatta. La “sedia Berlin” prende il suo nome perché è stata appositamente progettata per la sala espositiva di Rietveld e Huszar, in mostra a Berlino nel 1923. Questa sedia, che in seguito è stata spesso indicata come “la sedia tavola”, è stata eseguita con una doppia immagine speculare. Il materiale utilizzato è il legno di quercia di altissima qualità, dipinto con i colori nero, grigio e bianco. Il modello è interessante anche perché il designer introduce con esso due nuovi elementi formali nei suoi progetti di mobili, ovvero, l’asimmetria e le costruzioni con pannelli piani.
La Berlin Chair
Rietveld Berlin Chair è un architetto e designer olandese nato ad Utrecht nel 1888. Dopo una formazione artigiana nel laboratorio di falegnameria del padre, nel 1911 comincia ad occuparsi di architettura e contemporaneamente si dedica alla progettazione e fabbricazione di mobili. Tra le sue realizzazioni famosa è la sedia “rosso-blu” che, nell'audace scomposizione degli elementi strutturali in puri piani geometrici, sottolineati dall'uso del colore, costituisce una proposta di linguaggio architettonico che rivela un'evidente affinità con le ricerche del gruppo De Stijl. A contatto con le esperienze diMondrian e van Doesburg, l'apporto di Rietveld è fondamentale per la poetica delneoplasticismo in campo architettonico: con processo progettuale unitario, la purezza astrattizzante dei suoi mobili (del 1919-20) si trasfonde infatti nella dimensione architettonica. Dagli arredamenti dell'ufficio Hartog a Maarssen, Utrecht (1920) e del negozio G.Z.C. ad Amsterdam (1920-22), alla celebre casa Schröder a Utrecht (1924), lo stile di Rietveld si esprime nella modulazione geometrica dello spazio ottenuta per mezzo della scansione di piani, sui quali agisce il “peso” diverso dei colori fondamentali (nero, rosso, giallo, blu e bianco). Nel 1923 realizza la sedia Berlin Chair che rappresenta forse la sua composizione più astratta e compatta. La “sedia Berlin” prende il suo nome perché è stata appositamente progettata per la sala espositiva di Rietveld e Huszar, in mostra a Berlino nel 1923. Questa sedia, che in seguito è stata spesso indicata come “la sedia tavola”, è stata eseguita con una doppia immagine speculare. Il materiale utilizzato è il legno di quercia di altissima qualità, dipinto con i colori nero, grigio e bianco. Il modello è interessante anche perché il designer introduce con esso due nuovi elementi formali nei suoi progetti di mobili, ovvero, l’asimmetria e le costruzioni con pannelli piani.
Per la 2° esercitazione: (vedi sito web specifico delle "Lezioni di design" -Twice Design Lessons:http://ceciliapolidorideisgnlezioni2.blogspot.com/p/appunti-lezione-5-2-esercitazione.html) ho scelto di realizzare proprio la Berlin Chair.
Dopo aver ritagliato i pannelli di compensato dallo spessore di quattro mm ciascuno, li ho verniciati utilizzando tre differenti tipologie di pittura: la vernice cementite bianca; la pittura ad acqua nera; la pittura argentata. Questa scelta è stata dettata dall’ intento di voler realizzare una riproduzione del prototipo in scala che rispetti l’originalità del modello ma nello stesso tempo conferisca un tocco di singolarità al mio lavoro. Successivamente ho assemblato i vari pezzi, utilizzando dei chiodi e la colla.
Dopo aver ritagliato i pannelli di compensato dallo spessore di quattro mm ciascuno, li ho verniciati utilizzando tre differenti tipologie di pittura: la vernice cementite bianca; la pittura ad acqua nera; la pittura argentata. Questa scelta è stata dettata dall’ intento di voler realizzare una riproduzione del prototipo in scala che rispetti l’originalità del modello ma nello stesso tempo conferisca un tocco di singolarità al mio lavoro. Successivamente ho assemblato i vari pezzi, utilizzando dei chiodi e la colla.
Link di riferimento:
http://www.sapere.it/enciclopedia/Rietveld,+Gerrit+Thomas.htmlhttp://www.bonluxat.com/a/Rietveld_Berlin_Chair.html
http://en.wikipedia.org/wiki/File:Gerrit_Thomas_Rietveld.jpg
PLASTIC BERLIN CHAIR
PLASTIC BERLIN CHAIR
A chair must be really important as an object, bacause my mother always told me to offer my chair to a lady .
ETTORE SOTTSASS
Con queste parole viene spesso presentata la Nine-0 Collection, ovvero una raccolta di sedie impilabili, sgabelli e poltrone; purtroppo l'ultima, prima di morire il 31 Dicembre 2007, concepita dall'architetto e designer italiano Ettore Sottsass, e definita tale come un omaggio all'età di Ettore.
Con l'aiuto del suo designer associato, Christopher Redfern, Sottsass ha voluto reimmaginare il classico, creando una versione contemporanea della Navy Chair, prodotta da Emeco dal 1944, per sommergibili della seconda guerra mondiale. Per darle vitalità, Sottsass, ha scelto di sostituire il metallo con l'alluminio e di disporre le sedute in poliuretano morbido, per aggiungere comfort e colore.
Da ciò, per la seconda esercitazione relativa allo studio di un oggetto classico di design, (vedi banner specifico http://ceciliapolidorideisgnlezioni2.blogspot.com/p/appunti-lezione-5-2-esercitazione.html) ho deciso di reinterpretare in chiave moderna, o per meglio dire attuale, l'etereaBERLIN CHAIR, progettata dall'architetto e designer olandese Gerrit Rietveld, nel 1923: ho deciso di utilizzare dei fogli di policarbonato, al posto dell'originale legno verniciato nei colori nero, grigio e bianco, ai quali, però, ho voluto rimanere fedele, per non allontanarmi troppo dall'originale.
con una premessa come questa l'esito del modello va illustrato, mostrato, spiegato e dimostrato: non basta scrivere: "ho deciso di reinterpretare in chiave moderna, o per meglio dire attuale, l'eterea BERLIN CHAIR"...
Pubblicato da Ilaria Mannino Design a 3/21/2012 10:15:00 AM
Berlin Chair di Rietveld
BERLIN CHAIR di Rietveld
“I suoi mobili di legno sono una reazione al mercato dei beni di consumo dei suoi anni. Oggetti umani e semplici senza sovrapposizioni anacronistiche di stilemi vari”. Enzo Mari
per quanto ancora dovrò ripetere che le citazioni devono essere scritte in corsivo?
L’idea dello spazio per Rietveld
e che i nomi vanno in grassetto?
è il tema che ripercorre la sua ricerca dal 1917 al 1925,
meglio dire:
Il cardine della ricerca di Rietveld negli anni tra il 1917 e il 1925 è l'idea dello spazio
oppure:
La ricerca di Rietveld tra gli anni 1917 - 1925 ha come cardine, come emblema, come filo conduttore, come tema fondamentale, etc etc, l'idea dello spazio
dove oggetti, foto, piante e disegni raccontano come il maestro olandese rappresentava
meglio dire: rapresentasse, o abbia rappresentato
il suo spazio: continuo, fluido e articolabile.
Costruire per Rietveld era sinonimo di creare, con vigore e rigore; la semplicità per lui significava qualità. Restò fedele all’idea di uno spazio dato dalla giustapposizione di forme semplici e dalla separazione degli elementi, anche quando mutò le linee rette in forme curve, o quando i colori primari delle prime sedie divennero tonalità pastello nelle ultime progettazioni.
Dalle indicazioni fornite scelgo di ricostruire il modellino in scala con del cartone pressato che poi andrò a colorare con muralite per il colore bianco, stucco per il colore nero e bomboletta spray per il grigio cercando di dar una diversa colorazione e lucentezza ad ogni pezzo e assemblandolo con dei chiodi servendomi di un Dremel per non rovinar eccessivamente il legno.
Link di riferimento:
Pubblicato da Giovanni De Blasio a 3/21/2012 10:00:00 AM
DRINKing STRAWs FOR MY…BERLIN CHAIR!
Per la seconda esercitazione,
(vedi sito specifico http://ceciliapolidoridesignlezioni2.blogspot.com/p/appunti-lezione-5-2-esercitazione.html) ho realizzato la Berlin Chair di Rietveld.
“Rigorose geometrie” e “Asimmetrie” leggo studiando i lavori già pubblicati, e pensando a come realizzare il mio prototipo decido di riproporre queste geometrie in maniera diversa. Per far ciò uso delle semplici cannucce nere e del cartoncino. Questi mi serviranno per creare gli 8 pezzi che compongono la sedia.
"Per me -ha scritto il grande architetto - il design è un modo di discutere la vita. È un
modo di discutere la società, la politica, l`erotismo, il cibo e persino il design. Infine, è un modo di costruire, una possibile utopia figurativa o di costruire una metafora della vita. Certo, per me il design non è limitato dalla necessità di dare più o meno forma a uno stupido prodotto destinato a un`industria più o meno sofisticata; per cui, se devi insegnare qualcosa sul design, devi insegnare prima di tutto qualcosa
sulla vita e devi insistere anche spiegando che la tecnologia è una delle metafore della vita.”
Ettore SOTTSASS, intervista di Terry Marocco
http://blog.panorama.it/culturaesocieta/2007/12/10/sottsass-parla-il-design/
Pubblicato da Valentina Laiacona a 3/21/2012 09:08:00 AM
Pubblicato da Alessandro Barreca a 3/21/2012 08:52:00 AM
Riproduzione in scala della Chaise Longue à réglage continu (LC4) di Le Corbusier
"Provavo come un forsennato finendo sempre mezzo morto perchè tutta l'energia che avevo nel corpo la consumavo a fare arrivare qualcosa di ignoto sulla carta o sul legno.
Così mi aveva insegnato il mio eccezionale amico Spazzapan: «Quello che c'è di ignoto nella vita uno ce l'ha nascosto dentro chissà dove. Per trovarlo, per farlo apparire, bisogna raccogliere tutta l'energia a disposizione e lasciarla andare improvvisamente in una paurosa esplosione». Quello che resta quando il fuoco se n'è andato, quello è l'ignoto che ti resta nelle mani.
L'ignoto è apparso sulla carta, l'ignoto è apparso sul legno, l'ignoto è apparso e tu sei sparito, esausto".
ETTORE SOTTSASS, Scritto di notte , ediz. Adelphi, Milano, ottobre 2010, 2 °ediz., pag.145-146.
Queste parole di Sottsas rispecchiano, più o meno, il percorso che mi ha portato alla realizzazione della mia riproduzione della Chaise Longue di Le Corbusier. L'ignoto, nel mio caso, è stato il come e con che cosa realizzarla, visto che "Con il ferro.." o con altri metalli "..non avevo alcuna dimestichezza". Per trovare l'ignoto ho povato a raccogliere tutta l'energia a disposizione, finchè, provando come una forsennata su carta, cartoncini, stoffa, ecc.. l'ingnoto è apparso nella materia del mio modellino.
La Chaise longue à réglage continu è stata progettata da Le Corbusier con Pierre Jenneret e Charlotte Perriand, prodotta dalla Thonet nel 1928 e successivamente riscoperta dalle redizioni Cassina nel 1965. Questa sedia è la rappresentazione ideale dell'ossessione di Le Corbusier per il rispetto della morfologia e del benessere del corpo umano. essa infatti richama la figura umana sdraiata ed è concepita per essere una vera e propria "macchina da riposo".
È costituita da una culla superiore in acciaio tubolare, appoggiata su un cavalletto di acciaio, in modo da poter variare inclinazione.
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Processo di realizzazione del modello in scala 1:4.
1. Realizzazione del modello in Autocad: per elaborarlo ho utilizzato il materiale fornito dalla prof. Cecilia Polidori,http://ceciliapolidorideisgnlezioni2.blogspot.com/p/appunti-lezione-5-2-esercitazione.html Mi è servito a comprenderne al meglio parti e misure.
2. Realizzazione della culla: ho utilizzato del poliplat da 5mm, dal quale, aiutandomi con i disegni, ho ritagliato le sagome che poi ho unito fino a formare un corpo unico che ho ricoperto con dello scotch di carta per rinforzare e impermeabilizzare. In seguito ho ricoperto la struttura con cartapesta (colla vinilica e carta igienica), cercando di renderla il più possibile a sezione circolare. Per la verniciatura ho utilizzato dello spray acrilico cromato. Infine, come base per il materassino, ho applicato della fettuccia elastica nera di 5mm con delle spillette per cucitrici modificate.
3. Realizzazione del piedistallo: Ho utilizzato del cartoncino da 1mm e del poliplat da 10mm. Una volta ritagliate, scartavetrate e incollate le parti l'ho verniciato con dello spay acrilico nero.
4. Realizzazione di materassino e cuscino: il materiale utilizzato è della vilpelle nera cucita in parte a macchina in parte a mano e imbottita con della spugna sintetica.
Una volta messe insieme le parti ecco il risultato finale:
Fonti:
Come sfondo alle foto vi sono schizzi di Le Corbusier presi da:
Insieme alle foto, invece, vi sono i disegni di brevetto della Chaise Longue presi da:A cura di VANDO PAGLIARDINI, I protagonosti del design, Le Corbusier con Pierre Jenneret e Charlotte Perriand, ediz. Hachette, Milano, 2011, 1°ediz., pg.43.
http://www.cassina.com/portal/page/portal/UI/webpages/cassina/catalogue/product?p=code:CS_004;is_finder_result:1&lang=it
Pubblicato da Caterina Chiofalo a 1/13/2012 09:23:00 PM
Riproduzione LC 4 - Le Corbusier, Chaise Longue, produz. Cassina
La frase che ho scelto è una delle tante di Ettore Sottsass che mi hanno colpito, e credo sia adatta per descrivere l’oggetto che presento in merito all’esercitazione proposta dalla prof.ssa Cecilia Polidori nelsuo corso di Design (http://ceciliapolidorideisgnlezioni2.blogspot.com/p/appunti-lezione-5-2-esercitazione.html): la poltrona LC 4 di Le Corburier.
Link di riferimento:
http://arredaclick.blogspot.com/2009/10/chaise-longue-di-le-corbusier-la.html
http://atcasa.corriere.it/catalogo/prodotti/Cassina/LC-4.shtml
Simbolo del Design moderno, rivoluzionario elemento d’arredo che è riconosciuto come la Chaise Lounge per eccellenza. Le Corbusier la definisce come la “macchina da riposo” infatti, il suo sistema basculante permette al peso corporeo di decidere la posizione ideale da assumere nei brevi ma intensi istanti di relax.
La poltrona è composta da un piedistallo in acciaio verniciato nero e una culla in acciaio tubolare cromato che è completata da un materassino rivestito in pelle ed un esile cuscino tubolare.
Per la realizzazione della poltrona ho utilizzato i materiali che, secondo il mio parere, mi avrebbero aiutata per la comprensione reale dell’oggetto da un punto di vista statico oltre che funzionale.
Ho usato legno per il piedistallo, rame crudo per la culla, jeans per il rivestimento.
Per prima cosa ho cercato di rendere il rame malleabile lasciandolo per una notte nel caminetto. Successivamente, aiutandomi con i disegni di progetto della poltrona, ho dato forma alla culla (1) e dopo aver tentato con scarsi risultati di incollare insieme i pezzi, ho deciso di farli saldare. La saldatura (2) è stata effettuata con del rame diamantato e ha permesso di rendere solida la struttura della culla, che è stata poi lucidata con della carta vetrata (3). Non è stato semplice modellare il rame, soprattutto per la mancanza di strumenti adatti, ma alla fine è stato più semplice capire meglio le parti e la funzione degli elementi. Con 6m di nastrino da 4 mm ho formato la struttura su cui far poggiare il materassino (4). Per il materassino ed il cuscino ho usato un vecchio jeans (5) e, non avendo trovato del materiale in pelle sintetica, ho deciso poi di lasciare “a vista” tutti i materiali usati considerando che questo non avrebbe compromesso la comprensione dell’oggetto. Finita la culla mi sono dedicata al piedistallo (6), realizzato in legno che ho incollato e poi rinforzato con dei chiodini.Link di riferimento:
http://arredaclick.blogspot.com/2009/10/chaise-longue-di-le-corbusier-la.html
http://atcasa.corriere.it/catalogo/prodotti/Cassina/LC-4.shtml
Pubblicato da Valeria Corea a 2/05/2012 04:46:00 PM
Questa frase, racchiude tutte le parole che mi hanno accompagnato alla creazione della chaise longue (LC4):
CHAISE LONGUE (LC4)
Nel 1800 Jacques Luis David ritrae in un suo dipinto Madame Recamier. La giovane donna è ritratta in un ambiente spoglio, se non fosse che si trova adagiata su una dormeuse dell’800, unico ornamento in un ambiente totalmente privo di arredi. La dormeuse, il cui passato affonda le radici nei triclini degli antichi romani, è un divano usato come lettino che arreda e arricchisce un ambiente interno. Dai tempi di Madame Recamier ladormeuse si è molto evoluta ed è cambiata nella forma e nei materiali.
“L’architetto, organizzando le forme, realizza un ordine che è pura creazione della sua mente; attraverso le forme, colpisce con intensità i sensi determina movimenti diversi del nostro spirito e del nostro cuore; è qui che avvertiamo la bellezza”
Le Corbusier, Verso una architettura, Milano 2003 (vedi sito: http://design.webisland.net/tag/le-corbusier/)
1° fase_ “determina movimenti diversi ”, attraverso la realizzazione del piedistallo in legno e dipinto con il colore acrilico nero opaco.
2°fase_ “organizzando le forme”, con la creazione della culla tramite la saldatura delle barre di ferro dopo aver modellato la sagoma.
3°fase_ “è qui che avvertiamo la bellezza”, con la cucitura del materassino e del poggiatesta cilindrico nero in similpelle.
Da questi tre passaggio il risultato è la pura bellezza che il design esprime.
Lo stesso Le Corbusier riferì che per la progettazione della chaise longue LC4, di aver pensato alla figura del cow-boy mentre fumava la pipa, seduto coi piedi in alto, appoggiati sul bordo del camino.
Link di riferimento:
http://www.arredamente.com/storie-design-chaise-longue/ http://www.100casa.it/index.php?/archives/974-Chaise-longue-Le-Corbusier.html
Pubblicato da Enza Lacopo a 3/05/2012 11:28:00 AM
Realizzazione di una Red and Blue in legno
La Red and Blue Chair è stata disegnata da Gerrit Thomas Rietveld nel 1918. Rappresenta uno dei primi esperimenti di applicazione dello stile del movimento De Stijl in tre dimensioni.
Il design trae forti impulsi dalle correnti artistiche d’avanguardia come il Costruttivismo e il “De Stijl”. Molti progetti di design si ispirano ai movimenti pittorici: nel 1918 l’olandese Gerrit Rietveld traduce il sistema di linee di forme geometriche, realizzato sulla tela dal connazionale Piet Mondrian, nel design della sua famosissima sedia Red and Blue.
Per realizzare il modellino della Red and Blue ho deciso di utilizzare il legno, in particolare l’iroko visto che disponevo di alcuni pezzi, avendo la strumentazione necessaria per piallare, tagliare e levigare. Inizio realizzando un modello tridimensionale per misurare i pezzi, utilizzando come riferimento il materiale fornito dalla Prof. Polidori Cecilia su
http://ceciliapolidorideisgnlezioni2.blogspot.com/p/appunti-lezione-5-2-esercitazione.html.
http://ceciliapolidorideisgnlezioni2.blogspot.com/p/appunti-lezione-5-2-esercitazione.html.
Inizio a lavorare i pezzi prima con la piallatura a filo che serve a rendere perfettamente ortogonali tra di loro tutti gli angoli di una tavola e, successivamente, procedo con la piallatura a spessore, che invece serve a ridurre lo spessore della tavola fino a raggiungere quello desiderato. Infine taglio i pezzi con un seghetto a lama libera, per avere la giusta altezza.
Successivamente i pezzi vengono levigati e dopo incollati. Utilizzo una colla apposita per il legno e fisso le parti con dei morsetti aspettando che la colla si asciughi.
Infine il legno viene trattato con una vernice trasparente lucida, e questo è il risultato finale.
Link di riferimento:
Pubblicato da Giancarlo Ferrante a 1/18/2012 09:51:00 PM
My white version of Red and Blue Chair by Gerrit Thomas Rietveld
“... Il design non riguarda l'esistenza o meno degli strumenti come tali, ma la possibilità di esistenza degli strumenti a contatto con una certa atmosfera psichica o culturale a carattere magico o razionale…’’
"…Volevo soltanto dire che al di là delle "istruzioni per l'uso", gli strumenti e le cose sono, nella vita degli uomini, i mezzi con i quali essi compiono o cercano di compiere il rito della vita e se c'è una ragione per la quale esiste il design, la ragione – l'unica ragione possibile – è che il design riesca a restituire o a dare agli strumenti e alle cose quella carica di sacralità per la quale gli uomini possano uscire dall'automatismo mortale e rientrare nel rito.’’ Ettore SOTTSASS, Design/ DOMUS n. 386, gennaio 1962, Milano
La rarissima versione bianca della Red and Blue chair è unica e ha una grande importanza sia storica che culturale. Prodotta da Gerrit Thomas Rietveld nella sua fabbrica di mobili nel 1921, essa fu ordinata dallo scrittore Til Brugman nella primavera del 1923, per la "Music room'' della sua fidanzata Sienna Masthoff. Quest'ultima commissionò all'artista ungherese Vilmos Huszár, co-fondatore del De Stijl, di rifornire la ''Music room'' della sua casa al numero 20 sulla Ligusterstraat a L'Aia (palazzo del Parlamento olandese), la sedia di Rietveld faceva parte del grigio, nero e bianco della ‘space-colour composition’ progettata da Huszár per la stanza. Brugman vendette la sedia poco prima di morire e la sua ubicazione rimase sconosciuta fino a quando non fu messa all'asta daChristie ad Amsterdam nel 2007, la sedia entrò in possesso dell'antiquariato americano di Leigh Keno e poco tempo dopo fu riaquistata dal Rijksmuseum di Amsterdam.
FASI DI REALIZZAZIONE
Ho utilizzato il legno di Iroko, e, per unire i pezzi, la colla istantanea a caldo e i chiodi. Infine ho dipinto la sedia con della vernice bianca all'acqua satinata.
Vorrei che gli oggetti non tanto fossero silenziosi ma costringessero al silenzio chi li usa, chi li guarda.
Ettore SOTTSASS, Maestri del Design, ediz. MONDADORI, Milano 2005
Pubblicato da Giusy Pesce a 3/06/2012 10:45:00 PM
Red and Blue_modellino legno
Gerrit Thomas Rietveld (Utrecht, 24 giugno 1888 – Utrecht, 25 giugno 1964) è tra i più innovativi designer d'interni e di mobili del XX secolo. Personalità di culto e capostipite della scuola olandese, vive, circondato da artisti come Piet Mondrian, la stagione creativa del linguaggio neoplastico di De Stijl. Gruppo d’avanguardia che annuncia la più radicale riduzione del segno artistico, a puro segno geometrico astratto. Da scultore del tridimensionale realizza arredi e oggetti concettuali, combinando elementi piani, linee rette, colori primari, suggestioni cubiste.
Tra i suoi capolavori: come architetto Casa Schröder del 1924, inserita nel 2000 nell'elenco del patrimonio culturale mondiale dall'UNESCO e come designer la sedia Rood/Blauw, meglio nota come Red and Blue, summa dell’estetica De Stijl. Rimane uno dei pezzi più famosi nella storia del design. Il 1917 vide la creazione della famosa sedia che è tutt’ora in produzione, grazie all’accordo sottoscritto nel Settembre del 1971 tra Cassina e gli eredi di Rietveld.
Questo semplice pezzo di arredamento, che si basava su una tradizionale sedia inclinabile, costituì la prima occasione per una proiezione dell’esteticaneoplastica nelle tre dimensioni. Oltre alla sua articolazione la sedia era notevole per l' uso esclusivo dei colori primari insieme alla struttura nera, una combinazione che, con l’aggiunta del grigio e del bianco, doveva diventare lo schema cromatico usuale del movimento De Stijl.
La sedia Red and Blue è quindi l’esemplificazione della ricerca di funzionalità e di trasparenza ma anche della positività trasmessa dai colori primari e dall’insieme di linee geometriche che compongono il risultato finale. Il design concilia la ricerca estetica con il desiderio di utilizzare i vantaggi dati da particolari materiali per un concetto ancora recente di produzione industriale.
1 MATERIALI:
Per la riproduzione della sedia ho usato listelli di legno per la struttura e per i braccioli mentre per la seduta e lo schienale,2 tavolette di compensato.
2 STUDIO OGGETTO TAGLIO ASSEMBLAGGIO
Dopo aver studiato la struttura , tagliato i listelli e dopo aver segnato le distanze opportune, procedo con la fase dell’ incollaggio tramite colla a caldo e utilizzando come base un sostegno di cartone.
3 Prodotto finale
Ho deciso di non colorare la sedia perché, secondo me, rispecchia la sua semplicità di questa sedia, e la possibilità, vedendo come materiale il legno, di provare a riprodurla in varie scale di grandezza.
meglio dire:
Ho deciso di non verniciare questo modello di sedia perché secondo me la sua semplicità è apprezzabilmente espressa soprattutto attraverso il legno al naturale.
meglio dire:
Ho deciso di non verniciare questo modello di sedia perché secondo me la sua semplicità è apprezzabilmente espressa soprattutto attraverso il legno al naturale.
Fonti:
Http://www.pansiniarredamenti.it/i-miti-del-design/la-poltrona-red-and-blue-di-rietveld/
http://atcasa.corriere.it/designer/gerrit-t-rietveld.shtml
Storia dell’architettura moderna, Zanichelli editore, Kenneth Frampton
Pubblicato da Fabrizio Cacciola a 3/14/2012 07:12:00 PM
Gerrit Rietveld -Red and Blue, Esercitazione n° 2
Gerrit Rietveld -Red and Blue
In un’intervista di Piet van Mook, Rietveld affermò :
"La cosiddetta “Rood Blauwe”, la sedia fatta di due asticelle ere che un oggetto estetico e spaziale poteva essere costruito con un materiale lineare e lavorato a macchina. Così segai la parte centrale della tavola in due ottenendo un sedile e uno schienale, e poi, con i listelli di varia lunghezza, costruii la sedia. Quando la costruii non mi resi conto che avrebbe potuto avere quell’enorme significato per me ed anche per altri,non immaginaida una serie di listelli, fu creata nell’intento di dimostra che avrebbe potuto avere un effetto sconvolgente persino sull’architettura, e quando mi si presentò l’occasione di costruire una casa basata sugli stessi principi, naturalmente non me la feci sfuggire".
(Si riferisce ovviamente alla Schroder Huis)
Rietveld si ispirò alle idee del pittore Piet Mondrian, dando loro un volume: lavorò sullo sfalsamento geometrico asimmetrico e sullaricerca deldialogo formale tra volumi e colori primari (giallo, blu e rosso) secondo i principi del movimento De Stijl conosciuto anche come neoplasticismo. La matrice formale alla quale si rifà il nuovo stile artistico è il cubismo che disintegra la prospettiva ed introduce nel quadro il concetto di simultaneità: il piano diviene l’espressione della quarta dimensione. Per Rietveld il piano si identificherà con il nuovo elemento di plasticità, dal quale ripartire per costruire la nuova arte; il piano pittorico sarà considerato solo un punto di partenza.
Per questa seconda esercitazione, relativa al corso b di design, ho voluto riprodurre una delle sedie che la professoressa Cecilia Polidori ha proposto: la “Red and Blue”. Ho utilizzato il legno di faggio, lo stesso di cui è costituita la sedia originale, per la struttura e legno d'abete per lo schienale e la seduta.
STRUTTURA: da una tavola di legno di 1x5mt ho ricavato 13 listelli di 1,40x 1,4 (lunghezza variabile) e 2 tavolette di 1,4o di spessore per realizzare i braccioli; una volta tagliato il legno tramite la carta vetrata ho limato ciascun listello; successivamente mi sono occupata dell'assemblaggio strutturale utilizzando trapano e viti autofilettanti; montato ogni singolo listello, ho verniciato con i colori originali dell'opera (nero e giallo cromo).
Bibliografia
Baroni Daniele, I mobili di Gerrit Thomas Rietveld, ediz. Electa, Milano, 1977
Pubblicato da Roberta Russo a 1/15/2012 05:20:00 PM
Red and Blue Chair
La sedia "Red and Blue" realizzata dall'architetto Gerrit Rietveldincarna l' estetica del gruppo De Stijl cui aderì nel 1918 ed, in particolare, traduce su tre dimensioni i principi compositivi e cromatici di Mondrian.
Inizialmente, durante lo studio sulla sezione aurea,http://ceciliapolidoritwicedesign.blogspot.com/2011/12/em-la-sezione-aurea.html, ho incominciato ad analizzare questa sedia, evidenziando proporzioni e funzionamento della struttura (i diversi incastri), per avere una buona base per poter realizzare, successivamente, quest'oggetto.
Ho realizzato un modello 3d ed una pianta e un prospetto e, nella fase successiva, ho tagliato il cartoncino da 1mm che mi ha consentito di poter realizzare le facce dei diversi solidi, incollandole fra loro.
Successivamente, ho verniciato con l'acrilico tutti gli elementi, isolando, per quanto concerne quelli riguardanti la struttura, le parti in giallo, per poi dipingerle manualmente.
Infine, ho dipinto lo schienale ed il sedile, sempre con la stessa tecnica usata precedentemente ed ho fatto asciugare il tutto.
Una volta che tutti i pezzi si sono asciugati, sono passata all'incollaggio di questi.
Ultima fase, è stata l'incollaggio di tutta la struttura e, in ultimo, dello schienale!
Link di riferimento Testo:
Pubblicato da Federica Cilea a 1/18/2012 11:31:00 PM
La Red & Blue Chair
Rietveld fu uno dei maggiori esponenti del celebre movimento del neoplasticismo oDe Stijl (“lo stile” in olandese), così chiamato dall’omonima rivista fondata nel 1917 a Leida (Olanda) da Theo Van Doesburg.
Insieme a Rietveld e Van Doesburg, ne fecero parte gli architetti Oud e van Eesteren, i pittori Mondrian e van der Leck e lo scultore Vantongerloo.
Questi artisti si concentrarono sull’idea di un linguaggio che trasmettesse positività grazie ad un equilibrio puramente visivo, fatto di asimmetrie e ricerche verso l’essenza e la struttura degli oggetti. Queste istanze sono particolarmente evidenti nella poltrona Red and Blue, che è infatti considerata uno dei simboli del movimento De Stijl. La poltrona sembra infatti il telaio di una qualunque seduta, ridotta all’osso e alla sua prima spinta creatrice.
“La sedia“, disse Rietveld, “fu costruita con lo scopo di dimostrare che con semplici pezzi lavorati a macchina era possibile fare qualcosa di bello, una creazione spaziale“.La versione colorata è del 1923. La sedia Red and Blue è quindi l’esemplificazione della ricerca di funzionalità e di trasparenza ma anche della positività trasmessa dai colori primari e dall’insieme di linee geometriche che compongono il risultato finale. Il design concilia la ricerca estetica con il desiderio di utilizzare i vantaggi dati da particolari materiali per un concetto ancora recente di produzione industriale.
Il modellino di sedia è stato realizzato in listelli di legno multistrato per la struttura, compensato per lo schienale e la seduta, chiodini di acciaio, colla e smalto lucido colorato per legno.
“Un designer dovrebbe sapere che gli oggetti possono diventare lo strumento di un rito esistenziale.”
Ettore SOTTSASS, "Domus", n. 869, aprile 2004
Dopo aver tagliato il multistrato su misura, ho assemblato le parti tramite chiodini per ottenere una maggiore stabilità. In seguito ho trattato il legno multistrato e il compensato con impregnante (per una protezione del legno stesso) e cementite (per facilitarne la colorazione ed evitare che il legno assorbisse troppo lo smalto). Una volta carteggiato il tutto, per levigare il legno, ho dato una prima mano e, una volta asciugatosi, una seconda di smalto.
“.. I colori oramai non sono più pigmenti, sono luci. Noi viviamo almeno il sessanta percento della nostra giornata in mezzo a luci colorate ... I casi sono due: o ci spariamo, perché non sopportiamo questa disumanità del paesaggio che ci circonda, oppure ci vien voglia di capire che cosa possiamo farne.”
Ettore SOTTSASS, intervista a per la trasmissione “Ultrafragola2”, in onda su Cult Network, SKY
Riferimenti:
Pubblicato da Francesco Leto a 1/25/2012 11:27:00 AM
Red and blue... and pink (!) chair
Il De Stjil ( Neoplasticismo)
Il termine neoplasticismo è comparso per la prima volta nell'ottobre del 1917 con la pubblicazione del primo numero della rivista De Stijl fondata da Theo Van Doesburg. Questo termine è stato utilizzato da Piet Mondrian e Theo van Doesburg nella pubblicazione del Manifesto De Stijl per descrivere la loro forma d'arte: astratta, essenziale e geometrica.
Nel campo del disegno industriale un ruolo determinante fu quello giocato da Gerrit Rietveld, il quale essendo stato un falegname lavorò intensamente nella produzione di arredi e mobili. Le sue creazioni sono ormai divenute delle icone. Tra questi la sedia "Red and blue" (1918), dove il colore assume un significato determinante, il tavolo "Divan Tafel" del (1923) progettato per casa Schroder a Utrecht, la sedia "Zig zag" (1932).
La Red and Blue chair è stata disegnata da GerritThomas Rietveld nel 1918. Rappresenta uno dei primi esperimenti di applicazione dello stile del movimento DeStijl in tre dimensioni. Il design trae forti impulsi dalle correnti artistiche d’avanguardia come ilCostruttivismo e “De Stijl”. Molti progetti di design si ispirano ai movimenti pittorici: nel 1918 l’olandese GerritRietveld traduce il sistema di linee di forme geometriche, realizzato sulla tela dal connazionale Piet Mondrian, nel design della sua famosissima sedia Rosso e Blu. Il primo esemplare peraltro non era stato colorato secondo i classici colori primari tanto familiari a De Stijl eMondrian ma in nero, grigio e bianco. In seguito all'incontro tra Rietveld e Piet Mondrian, nel 1918 la sedia venne ricolorata: struttura e braccioli in massello di legno nero e gialle; sedile e schienale, sempre in legno, laccati blu e rosso. Rietveld aderì al movimento De Stijl nel 1919.
Pubblicato da luigi muraca a 2/02/2012 06:24:00 PM
Red and Blue Chair. Forme che si intersecano nello spazio
La rivista “De Stijl”, manifesto del neoplasticismo, nasce nel 1917 dall’incontro tra gli olandesi Piet Mondrianpittore, e Theo van Doesburg, scrittore, autore teatrale e pittore. I codici del movimento sono: l’utilizzo di elementi dalla forma geometrica elementare da assemblare o la scomposizione di forme in uso negli elementi costituenti; l’eliminazione di ogni decorazione e l ‘uso di colori puri; la ricerca di una semplice funzionalità.La rivista viene pubblicata fino al 1928. L’influenza del movimento fu grandissima, soprattutto in Germania. Gli esiti di De Stijl, oltre alla pittura, sono stati nella grafica e nell’arredo. Il passaggio all’architettura è stato diretto: gli stessi elementi della pittura a righe nere e campiture bianche o rosse, gialle o blu, diventano elementi costruttivi, da combinare tridimensionalmente secondo assi cartesiani per formare volumi in cui ogni elemento è compiuto a mantenere la sua autonomia fisica e cromatica. Nessun elemento termina con un altro, ma supera sempre la linea o il punto di incontro. Come un quadro di Piet Mondrian, Red and Blue Chair di Gerrit Thomas Rietveld, è realizzata attraverso la scomposizione in elementi geometrici semplici delle sue parti funzionali e strutturali, rese ancora più evidenti dall’accostamento di colori primari. Le sezioni rettangolari hanno le estremità dipinte di giallo, dando così l’impressione di essere state ricavate da un unico pezzo, e il disegno dell’intelaiatura ricorda un insieme di assi che si intersecano nello spazio. La Red Blue Chair fa parte della collezione del MoMA, Museum of Modern Art di New York. La poltroncina è stata riprodotta in produzione da Cassina e ha dimesioni di 66 x 83 x 88 cm (L x P x H). Attraverso la scomposizione di elementi geometrici semplici ho realizzato il modello della Red and Blue, seguendo le indicazioni della Seconda Esercitazione del corso su Design: Sedute. Il modellino che ho realizzato è di 40 cm di altezza.
Design Sedute. Red and Blue Chair http://imageshack.us/photo/my-images/46/6ke.mp4/
Bibliografia:
Paolo Favole
,Storia dell’Architettura:Novecento, Mondadori Electa,Milano,2009
Link di riferimento:
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Pubblicato da Francesca Varano a 2/09/2012 07:45:00 PM
Polystyrene Red & Blue Chair
“E poi mi pongo tre domande: quale bisogno dovrà soddisfare quest’oggetto? Con quale materia e quali strumenti lo si può realizzare? Con quale forma?”
ENZO MARI, 25 Modi per piantare un chiodo, ediz. Mondadori, Milano, Marzo 2011, 1° ediz., cap. VI, pag.53
Vorrei rispondere a una delle tre domande che Enzo Mari si pone ogni volta che realizza un oggetto, poiché, in questo esempio, la prima e la terza domanda hanno già avuto una risposta.
Mi soffermo dunque sul secondo quesito: “Con quale materia e quali strumenti lo si può realizzare?”
Ormai, dopo molti esempi proposti sarebbe stato scontato scegliere ancora il legno come materiale; così perlustrando il garage di casa mia, dove mio fratello ha la capacità di conservare tutto, anche i granelli di sabbia, ho trovato un abbondante quantità di EPS, comunemente chiamato polistirolo ed ho deciso quindi di realizzare il modellino della mia sedia proprio con questo materiale: facile da tagliare e altrettanto facile da assemblare.
Gli strumenti usati, invece, sono stati l’ormai amico di viaggio taglierino e dei chiodini e stuzzicadenti per assemblare il tutto.
Font:
Pubblicato da Vanessa Furfaro a 2/12/2012 06:24:00 PM
RED AND BLUE CHAIR
Per la seconda esercitazione (vedi sito specifico
http://ceciliapolidorideisgnlezioni2.blogspot.com/p/appunti-lezione-5-2-esercitazione.html) ho deciso di provare anche io a realizzare la mia Red and Blue di G.Rietveld.
Ho utilizzato il semplice cartoncino, tagliato e incollato secondo le misure delle varie parti che compongono la seduta e poi gli stessi sono stati colorati con le tempere e lucidati.
Successivamente ho cominciato a montare i vari pezzi e ad incollarli!
“Credo sia fondamentale che l’artefice di un progetto prenda come riferimento se stesso e i suoi bisogni. Lo ritengo un atteggiamento più sicuro: se riesce a individuare una risposta corretta alle proprie necessità, è probabile che sarà la più corretta anche per gli altri.”
Enzo MARI, 25 modi per piantare un chiodo, ediz. Mondadori, Milano, Marzo 2011, 1° ediz., pag.53
Anche se si è trattato solo di una riproduzione fedele, dove l’osservazione, lo studio e la comprensione del progetto originale sono state fondamentali, sono stata anch’io artefice del mio progetto. Ho preso come riferimento me stessa e le mie conoscenze, anche se poche, e i miei bisogni, la scelta dei materiali da utilizzare e l’ipotetico risultato finale. Lo sono stata anche, ma soprattutto, nella costruzione dellaRed and Blue. Nel contatto con i materiali, nella misura, nel taglio e nell’assemblaggio. In poche parole, nella manualità del costruire, fattivamente, un oggetto di design.
Pubblicato da Valentina Laiacona a 3/01/2012 09:11:00 PM
My Red/Blue chair
Gli anni 20 dell’ultimo secolo sono stati anni decisivi nel mondo del design e dell’architettura. La definizione di uno stile nuovo, delle nude geometrie bianche del Movimento Moderno, della nascita dell’industrial design, possone essere ben compresi solo in riferimento alla grande rivoluzione dell’arte astratta. Nel 1907 in Olanda, il De Stjil riunì pittori, scultori, mobilieri e architetti in una libera associazione di pensiero, che concepiva la semplificazione e la purificazione delle forme e dei mezzi espressivi attraverso lo strumento dell’astrazione. L’enfasi delle forme rettangolari e dei colori primari è ben evidente nelle opere di Piet Mondrian e Theo Van Doesburg.
In Mondrian, viene delineandosi un linguaggio puro fatto di forma, colore e ritmo, un linguaggio rivelatore di “forme mentali”, in grado ditoccare le emozioni.
Gerrit Rietveld riuscì a cogliere con estrema chiarezza il significato di questi a tradurli in tre dimensioni: il colore, la forma, i piani intersecanti dei deipinti di Mondrian acquisirono solidità
materica.
Gli esponenti del De Stjil concepivano un formalismo che dialogava con il processo di meccanizzazione e standardizzazione di quegli anni: le forme semplici, le geometrie controllate, l’ordine, la ripetizione, sono le parole chiave del progetto di design industriale: oggetti standardizzati, facili da produrre, che non perdono qualità formale, ma anzi la coniugano con quella funzionale.
in basso : Piet Mondrian, Composizione giallo/blu
La Sedia Rosso/Blu realizzata da
Rietveld nel 1917-18, non è soltanto
la tridimensionalizzazione delle linee rette e dei rettangoli colorati di Mondrian. Pur essendo un oggetto unico, in legno, costruito artigianalmente, possiede le caratteristiche del prototipo dell’età della macchina.
Il telaio è perfettamente leggibile, con i montanti e i traversi che quasi sembano sospesi nello spazio.
L’esercitazione
(vedi riferimento su http://ceciliapolidorideisgnlezioni2.blogspot.com/p/appunti-lezione-5-2-esercitazione.html) mi ha permesso non solo di comprendere l’importanza di questo fenomeno artistico, ma è stata anche l’occasione di assimilare una grande lezione di proporzioni e misure “auree” che solo il ridisegno e la ricostruzione delle opere dei grandi maestri può fornire.
Link di riferimento immagini:
Bibliografia:
William J. R. Curtis, L’architettura moderna dal 1900, Phaidon, Londra, 2006 (II ed. italiana)
Pubblicato da Martina La Manna a 3/06/2012 05:04:00 PM
Aluminium Red and Blue
Aluminium Red and Blue
La sedia Red and Blue è stata progettata da Rietveld nel 1917, in versione monocromo, con l’idea di ridurre la realtà ai suoi tratti di linee e superfici. In seguito fu dipinta con i colori primari (rosso vermiglio, giallo cromo e blu oltremare) più il nero ebano, ma nel realizzarla l’intenzione dell'artista era quella di "collegare fra loro le singole parti senza mutilarle, in modo da evitare che una domini sull'altra coprendola o mettendola in situazione di dipendenza; è il tutto, libero e chiaro, che deve prendere il suo posto nello spazio e la forma deve trionfare sul materiale".
Il concetto che esprime questa sedia, con la sua composizione astratta e ideale di superfici e linee nello spazio, rispecchia il pensiero identificativo del gruppo De Stijl, tant’è che ne divenne il manifesto. L’universo e i principi che muovono l’opera diRietveld si rifanno ai quadri di Mondrian, di cui traduce su tre dimensioni i principi compositivi e cromatici. Da Mondrianriprende l’astrazione e l’essenzialità delle forme e delle linee principalmente orizzontali e verticali, i colori primari rosso, giallo e blu e i non colori bianco e nero, i quadrati e i rettangoli, superando i codici formali del classicismo e la convenzione della prospettiva rinascimentale.
Rietveld progettò la struttura e i braccioli della sedia in massello di faggio laccato nero e giallo, per il sedile e lo schienale utilizzò compensato laccato rosso e blu. Io, invece, per l’esercitazione(vedi riferimento suhttp://ceciliapolidorideisgnlezioni2.blogspot.com/p/appunti-lezione-5-2-esercitazione.html), ho voluto riproporre questa sedia sempre nella versione colorata ma utilizzando un materiale diverso, sia nella composizione che nella lavorabilità. Ho prodotto una Red and Blue in alluminio dipinta usando delle vernici spray e, infine, lucidata.
FASE DI REALIZZAZIONE
Innanzitutto ho ridisegnato la sedia con proporzioni tali che risultasse alta 40 cm e, prima di procurarmi il materiale, ho creato un modellino più piccolo di cartoncino per comprenderne la struttura e la composizione. Acquistato il materiale,
meglio dire
Dopo aver acquisito il materiale di base,
che ho fatto tagliare secondo le giuste dimensioni,
meglio dire
e fatto tagliare nelle corrette dimensioni,
ho studiato un modo per incastrare tra loro le varie componenti; dunque, ho fatto dei fori a delle distanze ben precise
meglio dire
unire le componenti attraverso fori correttamente distanziati
e con delle viti
meglio dire
e viti.
meglio dire
Dopo aver acquisito il materiale di base,
che ho fatto tagliare secondo le giuste dimensioni,
meglio dire
e fatto tagliare nelle corrette dimensioni,
ho studiato un modo per incastrare tra loro le varie componenti; dunque, ho fatto dei fori a delle distanze ben precise
meglio dire
unire le componenti attraverso fori correttamente distanziati
e con delle viti
meglio dire
e viti.
Dopodiché ho smontato
meglio dire
Ho poi smontato la sedia
e con della carta abrasiva
meglio dire
con la carta abrasiva
ho sgrossato,
meglio dire
smerigliato o smussato,
levigato e pulito i singoli pezzi. Prima di passare alla fase di pitturazione, ho passato uno strato di aggrappante, una base speciale per alluminio, che evita che i pori dell'alluminio non condizionino la resa finale;
meglio dire
Prima della verniciatura ho passato un fissante come base speciale per l'alluminio per ottenere una superficie omogenea e compatta, oppure davvero liscia, etc.
una volta pronti tutti i pezzi, ho rimontato la sedia e infine ho passato una mano di finitura lucida.
meglio dire
Ho poi smontato la sedia
e con della carta abrasiva
meglio dire
con la carta abrasiva
ho sgrossato,
meglio dire
smerigliato o smussato,
levigato e pulito i singoli pezzi. Prima di passare alla fase di pitturazione, ho passato uno strato di aggrappante, una base speciale per alluminio, che evita che i pori dell'alluminio non condizionino la resa finale;
meglio dire
Prima della verniciatura ho passato un fissante come base speciale per l'alluminio per ottenere una superficie omogenea e compatta, oppure davvero liscia, etc.
una volta pronti tutti i pezzi, ho rimontato la sedia e infine ho passato una mano di finitura lucida.
È stata un’esperienza divertente e molto istruttiva! Questa esercitazione mi ha permesso non solo di comprendere il funzionamento di uno degli oggetti più importanti nella storia del design, ma anche di applicare le mie conoscenze nella pratica utilizzando
meglio dire
sperimentare
un nuovo materiale, e quindi di affrontare le difficoltà che questo implica.
meglio dire
affrontarne le difficoltà.
meglio dire
sperimentare
un nuovo materiale, e quindi di affrontare le difficoltà che questo implica.
meglio dire
affrontarne le difficoltà.
Pubblicato da ROSARIA GRASSO a 3/14/2012 12:13:00 AM
Gerrit Thomas Rietveld
RED AND BLUE TOTAL WOOD
Architetto nederlandese, nato e morto a Utrecht 1888-1964, esponente del movimento artistico e architettonico De Stijl , di cui tradusse i codici sintattici e ideali nei suoi mobili, specialmente nella celebre sedia Rood Blauwe 1917-18 nota come sedia Red and Blue. Era figlio di un artigiano ebanista, da cui ha imparato il mestiere, aprendo un proprio laboratorio nel 1911.
Come designer esplorò audaci soluzioni costruttive, quali il nodo cartesiano.
(Questo tipo di giunzione è particolarmente forte in quanto le estremità del legno mantengono la loro piena forza e richiede pochissimo tempo per realizzarla, rendendola adatta alle esigenze dei lavori moderni. Il più grande vantaggio è che dà estrema libertà nel posizionamento delle rotaie, ottenendo una sensazione di maggiore di spazio, e consentendo di staccarsi dalla superficie piana costruttiva.)
Come architetto improntò la sua produzione ai principi del movimento moderno, impegnandosi anche nella ricerca sull'edilizia popolare e sullo spazio minimo.
Sebbene Rietveld cominci a disegnare sedie intorno al 1900, il suo primo importante pezzo di design, la sediaRood/Blauw non viene prodotta che nel 1918. Fu creata con l'intenzione di dimostrare che un oggetto valido esteticamente può essere costruito a macchina con materiali lineari.
Elementare nella struttura, essenziale nella forma, e nelle sue relazioni di linea, piano e colore, la sua severa ed otogonale geometria, e l'uso dei colori primari (rosso, giallo e blu) e dei non colori (nero, grigio e bianco), materializzano perfettamente i principi e gli ideali sintattici del movimento De Stijl cioè il totale rifiuto della realtà apparente.
Il suo design concilia la ricerca estetica con il desiderio di utilizzare i vantaggi dati da particolari materiali per una produzione economica e meccanizzata.
Durante tutta la sua carriera sperimenta nuove tecniche e nuovi materiali, dalla sedia del 1942, fatta con un solo foglio di alluminio, sino alla sedia Unesco del 1958, tutta tappezzata di gommapiuma.
"(Il) processo di acquisizione della conoscenza è sempre basato sul medesimo uno-due (cioè prassi-teoria, prassi-teoria corretta), in costante evoluzione... Il nocciolo della conoscenza sta in quel cruciale, cronico uno-due"Enzo Mari, 25 modi di piantare un chiodo,Mondadori, Milano , 1 ediz., marzo 2011, pag.34
Per svolgere la terza esercitazione assegnata dalla docenza (link di riferimento: http://ceciliapolidoritwicedesign.blogspot.com) parto dalla riflessione di Enzo Mari sul metodo della conoscenza.
Inizio il mio studio dell'oggetto da riprodurre eseguendo una serie di schizzi per comprenderne le geometrie, le proporzioni, le misure e i rapporti nonché il metodo costruttivo.
Avendo in precedenza studiato la sezione aurea mi rendo conto che questo straordinario metodo matematico tratto dalla natura sta alla base anche di questo progetto.
Conosciute le proporzioni,e compreso il metodo di assemblaggio delle varie parti che costituiscono la sedia , eseguo il modello in scala 1:2 .
Questo è il primo risultato:
Per ottenere un oggetto più solido e resistente ho allora deciso di cambiare materiale e ho scelto il legno poiché era lo stesso scelto daRietveld per la sua Red and Blue.
Dopo aver tagliato a misura gli elementi, incollato e montato il tutto ho ottenuto una sedia Red and Blue in stile total wood , e cioè tutta in legno naturale scegliendo di non colorarla con i colori originali poiché i principi fondamentali del suo design di base risultavano evidenti e chiari anche così.
Bibliografia testo e immagini:
http://www.tekno-italy.com/furniture-designers.aspx?Designer=7&Nome=Gerrit%20Thomas%20Rietveld
http://www.treccani.it/enciclopedia/gerrit-thomas-rietveld/
http://www.classexport.it/pro/Gerrit%20Thomas%20Rietveld/Rietveld.htm
http://www.classexport.it/pro/Gerrit%20Thomas%20Rietveld/Rietveld.htm
http://www.takatotamagami.net/works/journey/europe/e_netherlands.html
http://barimavox.blogspot.com/2011/07/design-lust-object-no3.html
http://flairset.blogspot.com/2010/05/design-gerrit-rietveld.html
http://va312iremakdogan.wordpress.com/tag/de-stijl/
http://www.andriesvanonck.com/bamboojoint.html
Pubblicato da A. Azzurra Micalizzi a 3/20/2012 09:15:00 AM
Sedia Rietveld Red&Blue - versione corretta da me sul post Pubblicato da Demetrio Luvarà DESIGN a 3/21/2012 10:18:00 AM
Sedia Rietveld Red&Blue
"Le forme limitate sono elementi particolari, infatti sono universali" – Mondrian.
T.G. Rietveld architetto olandese tra i più importanti del `900, è ispirato dalle idee elaborate dal pittore connazionale Piet Mondrian. Egli applica la sua opera allo sfalsamento geometrico asimmetrico ed alla ricerca del dialogo formale tra volumi e colori primari, secondo i principi del movimento De Stijl conosciuto anche come Neoplasticismo, ed elimina le linee curve, considerate fornite di minori possibilità delle rette poiché chiuse e finite, prediligendo le linee rette che, nell'incontro tra le verticali e le orizzontali permettono la formazione di angoli acuti.
Inoltre le linee rette possono:
a) prolungarsi all’infinito
b) creare forze opposte in equilibrio
c) creare rettangoli o quadrati statici, ma attivi nel loro complesso (e nei loro colori e non-colori), formando un equilibrio.
Non mi vergogno di ammettere che questa è stata la mia prima esperienza di design, e sono soddisfatto del risultato ottenuto.
Per realizzare le sedie mi sono servito di pannelli di legno di balsa che ho prima verniciate singolarmente con bombolette spray e successivamente incollate con colla tipo mastice (per i punti più critici e per creare una maggiore stabilita ho usato qualche goccia di Attack).
Link di riferimento:
http://www.google.it/imgres?q=sedia+rietveld&hl=it&sa=X&biw=1366&bih=557&tbm=isch&prmd=imvns&tbnid=hSziH2x1InEoNM:&imgrefurl=http://www.artemobili.it/bauhaus-i-maestri/gerrit-thomas-rietveld/sedia-poltrona-rietveld%2Bi159.html&docid=NPeXjP6lxWaZuM&imgurl=http://media.artemobili.it/galleria/fonte/img_0004_159_0.JPG&w=800&h=600&ei=WI5pT_CsPK3P4QTK75mZCQ&zoom=1&iact=hc&vpx=839&vpy=192&dur=3916&hovh=194&hovw=259&tx=167&ty=145&sig=113372399430527315335&page=2&tbnh=157&tbnw=202&start=13&ndsp=18&ved=1t:429,r:10,s:13
http://www.homolaicus.com/arte/mondrian.htm
http://www.google.it/imgres?q=sedia+rietveld&hl=it&sa=X&biw=1366&bih=557&tbm=isch&prmd=imvns&tbnid=hSziH2x1InEoNM:&imgrefurl=http://www.artemobili.it/bauhaus-i-maestri/gerrit-thomas-rietveld/sedia-poltrona-rietveld%2Bi159.html&docid=NPeXjP6lxWaZuM&imgurl=http://media.artemobili.it/galleria/fonte/img_0004_159_0.JPG&w=800&h=600&ei=WI5pT_CsPK3P4QTK75mZCQ&zoom=1&iact=hc&vpx=839&vpy=192&dur=3916&hovh=194&hovw=259&tx=167&ty=145&sig=113372399430527315335&page=2&tbnh=157&tbnw=202&start=13&ndsp=18&ved=1t:429,r:10,s:13
http://www.homolaicus.com/arte/mondrian.htm
Pubblicato da CECILIA and Cecilia a 3/21/2012 11:07:00 AM
La Tulip Chair
“Un designer dovrebbe sapere che gli oggetti possono diventare lo strumento di un rito esistenziale.”
ETTORE SOTTSASS, Nel mondo degli oggetti, conversazione del 10 marzo 2004, "Domus", n. 869, aprile 2004
La Tulip Chair è considerata un classico del design industriale. E’ stata progettata daEero Saarinen nel 1956 per la Knoll International, un’ azienda di mobili di New York City. Questa sedia fa parte della fortunatissima serie Tulip composta da tavoli e sedute dalla caratteristica forma a calice con base a stelo. Il successo di questa serie è dovuto proprio all’eliminazione delle gambe dei tavoli e delle sedie.
Il design della sedia scaturisce dalla ricerca |contest “organic design in home furnishing collection” [design organico per l’arredamento d’interni] organizzato dalMOMA di New York.
La sedia è composta da un piedistallo realizzato in alluminio presoffuso laccato in Rislan, una scocca stampata in fibra di vetro e un cuscino asportabile imbottito in schiuma con chiusura a velcro. Le dimensioni standard della Tulip Chair sono: 48 cm x 58 cm x H 81cm. Può essere fissa o girevole.
Si è aggiudicata anche dei premi quali: Museum of Modern Art Award, 1969; Federal Award for Industrial Design, 1969; Design Center Stuttgart Award, 1962.
Fasi di realizzazione:
Per realizzare la Tulip Chair ho disegnato la sagoma della sedia su un pannello in pvc da 2 mm (1); l’ ho ritagliata (2); successivamente ho riscaldato il pvc con una pistola termica (3) che in questo modo diviene facile da modellare (4), poi con l’aiuto di un elemento a sezione circolare ho girato i bordi della sedia (5).
Per la base della sedia ho invece usato il polistirolo. Grazie all’utilizzo di un macchinario professionale ho tagliato il piedistallo (7-8), poi per renderlo più resistente ho passato un doppio strato di resina (9), successivamente l’ho lavorato con la carta abrasiva (10) e dipinto di bianco (11).
Per quanto riguarda il cuscino ho usato del lino rosso e della fibra di poliestere per l’imbottitura.
Dopo aver fatto asciugare la base, ho incollata alla parte superiore alla seduta.
Fonti:
Pubblicato da Antonella Franzè a 2/12/2012 01:53:00 PM
EERO SAARINEN E LA TULIP CHAIR
“L'arte è un modo per vincere la paura... Un modo di tentare di finir dentro nell'ignoto, di fermarlo questo ignoto in qualche maniera” Ettore Sottsass
Eero Saarinen è figlio del famoso architetto finlandese ed è primo presidente della "Crembruk Academy of arts" Eliel Saarinen. Dopo aver studiato scultura a Parigi studia architettura a Yale, dove si diploma nel 1934. Nel 1937 inizia una collaborazione con Charles Eames che lo conduce a sviluppare una serie di mobili molto avanguardisti premiati varie volte al concorso "Organic design in home furnishings" organizzato dal "Museum of Modern Art" di New York.Disegnerà, piu' avanti, mobili di grande successo per "Knoll International". La sua opera più famosa è la Tulip Chair.
La Tulip Chair , non è soltanto una sedia d’autore, ma un’insuperabile icona di modernità, nata dall’approccio purista dell’architetto Eero Saarinen. È caratterizzata dalla celebre forma a calice, enfatizzata dalla riduzione del supporto ad un unico stelo centrale. Proprio come un fiore, sbocciato da materiali innovativi secondo i canoni dell’allora modernità. Con un desiderio: unire design di qualità e produzione seriale attraverso oggetti domestici belli e accessibili.
Studiando la Tulip Chair , mi sono innamorata di essa, per la sua semplicità, senso di leggerezza, e colori molto decisi, per ricrearla cercando di mantenere questi caratteri ho utilizzato fogli di lamiera, ridisegnandola ho avuto modo di cogliere maggiormente i suoi aspetti, come la modellazione della seduta e la spalliera leggermente incurvata, il piedistallo a forma di calice, per dare questa sensazione e forma ho utilizzato il Das facile da modellare e lavorare.
L’elemento finale che porta al completamento della Tulip Chair ,è il cuscinetto rivestito di raso rosso e con l’imbottitura di ovatta, che dà un tocco di eleganza e finezza.
Link di riferimento:
http://atcasa.corriere.it/catalogo/prodotti/Knoll-International/Tulip-Chair.shtml
http://www.bauhausreedition.com/designer-it-Eero_Saarinen-man-4.htm
Pubblicato da Immacolata Lacopo a 3/01/2012 10:41:00 AM
My Tulip Chair
Eero Saarinen ideò la Tulip Chair (che rimane sicuramente la sua creazione più famosa) nel 1940. Si tratta di una sedia girevole con struttura bianca o nera e cuscino imbottito amovibile in stoffa, pelle Giorgia, o in ecopelle Polo (nei colori bianco, nero, rosso) oPony (nero, bianco e nero, bianco marrone e nero). La base è in fusione di alluminio, mentre il guscio è in fiberglass stampato e rinforzato.
La Tulip Chair fotografa perfettamente l'abilità dell'architetto di miscelare colori, forme e materiali e rappresenta, inoltre, il suo tentativo di risolvere il problema della base delle gambe, eliminandone la relativa confusione visiva.
Essa non è soltanto una sedia d'Autore ma un insuperabile icona di modernità, nata dall'approccio purista dell'architetto finlandese: caratterizzata dalla celebre forma a calice, enfatizzata dalla riduzione del supporto ad unico stelo centrale, proprio come un fiore, e sbocciato da materiali innovativi secondo i canoni della modernità contemporanea: unire il design di qualità alla produzione seriale attraverso oggetti domestici belli e accessibili. E bella la Tulip lo è davvero!
Quando ho studiato la prima volta le geometrie della Tulip e le sue proporzioni auree, sono rimasta affascinata dalla fine e sofisticata eleganza del profilo e dalla capacità dell'architetto di lasciarsi ispirare dalle forme presenti in natura. Ettore Sottsass, diceva che gli oggetti possono diventare strumenti di un rito esistenziale e penso che tanto stile e grazia in un arredo della vita quotidiana la renda un qualcosa squisito e sacro.
Sapere che è ispirata a un fiore dalle antichi origini orientali,
E' per questo che la mia scelta di riproporre uno degli oggetti di design classico indicati nella seconda esercitazione (vedi sito specifico http://ceciliapolidoridesignlezioni2.blogspot.com/p/appunti-lezione-5-2-esercitazione.html) è ricaduta proprio su questa sedia.
Per prima cosa studio e ridisegno separatamente ogni parte della sedia. In seguito trasferisco in digitale lo schema per l'acquisizione del modellino analogico.
Per realizzare lo stelo, utilizzo il cartoncino. Con il Das creo le forme curve e per ottenere una superficie perfettamente liscia, stendo uno strato di stucco, che successivamente levigo con la carta abrasiva.
Per la corolla invece, utilizzo una rete metallica che ritaglio e piego. Come per lo stelo, utilizzo il Das per le curve della seduta, e per ottenere una superficie liscia applico questa volta uno strato di gesso.
"I petali dei fiori stanno all'India come i giornali vecchi e le scatole vuote e le latte e le auto fuori uso stanno all'America."
Ettore Sottsass, Viaggio a Oriente, "Domus", Milano, n. 396,novembre 1962.
Per la realizzazione del cuscino, disegno su un foglio la sagoma con le corrette proporzioni, poi fisso il figlio con una graffetta alla stoffa di raso rossa, piegata in due con degli spilli. Ricalco con un gessetto il profilo del foglio sulla stoffa e comincio a cucirla lasciando uno spazio aperto per inserire l'imbottitura costituita da cotone idrofilo e che poi verrà chiuso.
"I colori ormai non sono più pigmenti, sono luci. Noi viviamo almeno il sessanta per cento della nostra giornata in mezzo a luci colorate... I casi sono due: o ci spariamo, perchè non sopportiamo questa disumanità del paesaggio che ci circonda oppure ci vien voglia di capire che cosa possiamo farne." Ettore Sottsass (intervista per la trasmissione Ultrafragola2, suCult Network-SKY)
"Concepisci una cosa considerandola sempre nel suo contesto più ampio - una sedia in una stanza, una stanza in una casa, una casa in un quartiere, un quartiere nel piano di una città." Eero Saarinen